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Agricultural Engineering: il corso di laurea del Politecnico “raccoglie i primi frutti”



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Dopo tre anni dal lancio del corso sono stati celebrati i primi laureati in Agricultural Engineering al campus di Cremona del Politecnico di Milano. Neolaureati che porteranno nelle imprese nuove competenze e un approccio multidisciplinare all’innovazione nel settore agroalimentare

Pubblicato il 12 mag 2024



Agricultural engineering 2024
I neolaureati in Agricultural Engineering al campus di Cremona del Politecnico di Milano

Avviato nel 2021 e presentato come una novità assoluta (si legga l’articolo Agricultural Engineering: un corso per la competitività del sistema agroalimentare n.d.r.) nel panorama accademico nazionale, il corso di laurea in Agricultural Engineering del Politecnico di Milano ha dato i suoi primi veri frutti. Lo scorso 10 aprile, presso il Campus di Cremona sono stati proclamati i primi laureati, pronti a mettere le loro competenze innovative al servizio del settore agroalimentare.

Prima del lancio della nuova laurea magistrale, la voce degli attori della filiera si era fatta sentire forte e chiara: secondo un’indagine condotta dall’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia, l’82% di oltre 70 manager intervistati al tempo considerava rilevante investire nella creazione di una nuova figura professionale ingegneristica in agricoltura. Una figura professionale necessaria per stare al passo con la crescente informatizzazione del comparto. Il Politecnico di Milano ha quindi scelto di dare una risposta concreta alle esigenze delle aziende, che chiedevano figure professionali con competenze nuove e trasversali, dando vita a questo corso di laurea.

Il ruolo fondamentale del digitale nel mondo agroalimentare

Ma quali sono le richieste delle aziende oggi?

Secondo la ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood, il tema dello sviluppo di competenze specifiche è quantomai attuale nel settore agroalimentare: il comparto agricolo è sempre più informatizzato ed è in grado di generare una mole crescente di dati, grazie alle soluzioni di agricoltura 4.0 che vengono adottate con sempre più frequenza. Non è un caso che già nel 2020 il 70% dei rispondenti all’indagine ritenesse rilevante o molto rilevante possedere competenze di agricoltura 4.0 e agricoltura di precisione per ricoprire ruoli di responsabilità in aziende della filiera agricola. L’indagine delineava inoltre un’attenzione rivolta a competenze legate alle innovazioni digitali (sensoristica, blockchain, intelligenza artificiale, …), ritenute rilevanti dal 62% dei rispondenti e Big Data Analytics (rilevanti per il 42%).

Competenze specifiche per la valorizzazione dei dati in agricoltura

Diventa quindi indispensabile per le aziende avvalersi di figure che abbiano la capacità di interpretare e valorizzare i dati generati, che abbiano competenze in ambito data science e data analysis e che sappiano tradurre la mole di dati provenienti dal campo e da tutta la filiera in informazioni utili per le aziende.

“I manager e professionisti intervistati” spiega il Professor Filippo Renga “si sono trovati sostanzialmente d’accordo sul fatto che non sia più sufficiente essere soltanto ingegneri o soltanto agronomi. La mancanza di competenze digitali nel settore agroalimentare costituisce una significativa barriera ai processi di digitalizzazione necessari a rendere il settore agrifood competitivo e migliorarne i processi produttivi”. Servono, in sostanza, professionisti in grado di colmare quella distanza ancora troppo marcata tra agricoltori e soluzioni tecnologiche presenti sul mercato.

Filippo Renga, Coordinator of EU & International Activities degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e docente del corso in Agricultural Enginering

Un percorso formativo in contatto con le aziende

Ed è proprio quello che sperano di diventare Matteo Giacomo Aloisi, Lorenzo Peronaci, Federico Previderè, Alec Sebastiani e Luca Succi, i cinque neolaureati in Agricultural Engineering.

Lorenzo, originario di Grosseto, racconta che “Quando l’anno esatto della mia laurea è stato inaugurato questo corso, ho colto subito l’occasione al volo. Il corso permette di spaziare enormemente in tutti gli ambiti della Smart Agriculture senza entrare troppo specificatamente nei dettagli, quindi affiancandolo ad una triennale di indirizzo più specifico in ottica lavorativa si riesce ad avere una bella visione di insieme relativa all’ambito di interesse.”

Il percorso formativo intrapreso ha permesso agli studenti di entrare in stretto contatto con le aziende del settore, le quali non hanno perso tempo e hanno subito assunto alcuni di loro, riconoscendo il potenziale da poter mettere in campo su svariati ambiti: dall’integrazione di dati nelle macchine agricole, passando per i sistemi di guida automatica nei trattori, fino all’utilizzo di sensori per la gestione delle colture. Dopo aver svolto un tirocinio per la preparazione del suo lavoro di tesi, a Luca è stato offerto un contratto di lavoro: “Sono stato inserito in un team di ricerca, che al momento si occupa di guida automatica per trattori nel vigneto utilizzando l’intelligenza artificiale. Fortunatamente il mio percorso continua in questo team e si concentra su questi argomenti nuovi e stimolanti anche dopo l’assunzione.

Il Professore Luca Bascetta, referente del corso, sottolinea infatti quanto sia forte il legame con le aziende del settore, consolidato attraverso “diverse collaborazioni e progetti con molte realtà sia italiane che estere” e come ciò contribuisca a rendere il Campus di Cremona del Politecnico di Milano un punto di riferimento per queste tematiche. Da più di un decennio sono attivi laboratori di riferimento nell’ambito dell’innovazione in agricoltura come la Fabbrica delle Bioenergia e l’Osservatorio Smart Agrifood.

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