Negli ultimi anni la gestione dei rischi aziendali si è confrontata con una trasformazione profonda, alimentata da scenari geopolitici instabili, dall’aumento degli attacchi informatici e dalla convergenza di minacce di natura diversa. In questo contesto le organizzazioni e le imprese si trovano a dover ripensare strategie e strumenti di risk management e ESG per proteggere persone, asset e operatività. Al centro di questo processo si colloca una pianificazione integrata che deve tenere conto della sicurezza fisica, della sicurezza sanitaria, in un contesto in cui la tecnologia, in particolare l’intelligenza artificiale, rappresenta sempre di più un fattore chiave per rafforzare la capacità di anticipare e gestire eventi critici.
Risk Outlook: complessità crescente ed evoluzione continua
Il Risk Outlook 2026 di International SOS offre una fotografia aggiornata di un contesto internazionale sempre più caratterizzato da intrecci tra rischi di natura diversa e da mutamenti accelerati. Le aziende si muovono in uno scenario dove la prevedibilità sembra ridursi, mentre crescono i punti di intersezione tra minacce tradizionali e nuove vulnerabilità.
L’instabilità geopolitica, la frequenza di eventi meteo estremi e la rapida evoluzione del quadro normativo richiedono uno sforzo analitico più sofisticato, capace di cogliere segnali deboli e correlazioni atipiche. Il report sottolinea che la mappatura dei rischi non può più affidarsi a modelli statici: occorre una revisione periodica dei parametri, perché le condizioni che definiscono l’esposizione possono cambiare anche nel breve termine. I dati raccolti evidenziano inoltre una crescente percezione dell’incertezza, con due terzi delle organizzazioni che segnalano un aumento marcato rispetto all’anno precedente. In questo contesto, la capacità di adattamento diventa elemento imprescindibile per la tenuta e la competitività delle imprese.
Le principali minacce secondo Risk Outlook 2026: geopolitica, cybercrime e convergenza dei rischi
Nel dettaglio delle priorità emergenti, il rapporto individua nella geopolitica e nel cybercrime i fattori più critici per la sicurezza aziendale. La crisi in paesi come Iran, Myanmar e Niger – evidenziata dall’aggiornamento della Risk Map – delinea scenari regionali in cui le tensioni possono trasmettersi rapidamente alle catene del valore globali.
Il cybercrime consolida la propria posizione come secondo driver di rischio, ma il dato forse più significativo riguarda la sottovalutazione di minacce meno tangibili come misinformazione e disinformazione: solo il 14% degli intervistati le indica come fonti rilevanti di incertezza, nonostante l’impatto potenziale su fiducia e operatività.
A questa stratificazione si aggiunge un fenomeno nuovo: quasi metà del campione osserva una convergenza tra rischi medici e di security, segnalando che le vecchie distinzioni tra i due domini non reggono più all’urto della realtà attuale. Le aziende si trovano quindi a fronteggiare sfide che richiedono risposte integrate e rapide, pena una perdita di efficacia nei processi decisionali.
L’importanza della pianificazione integrata tra sicurezza fisica e sanitaria nel Risk Outlook 2026
La convergenza dei rischi impone alle organizzazioni un ripensamento dell’approccio alla tutela della forza lavoro. La separazione tradizionale tra sicurezza fisica e salute appare oggi superata dai fatti: emergenze sanitarie possono amplificare vulnerabilità operative già esistenti o innescare crisi reputazionali difficili da gestire senza coordinamento interno.
Solo un’organizzazione su tre si dichiara pronta a mobilitare rapidamente i propri team in situazioni critiche, mentre meno di un quinto considera la salute mentale una priorità strategica pur a fronte dell’aumento continuo delle casistiche osservate. La testimonianza dei responsabili medici di International SOS suggerisce che i nuovi rischi raramente si manifestano in isolamento; al contrario, tendono a sovrapporsi e a complicare le modalità di intervento. Diventa quindi fondamentale adottare strumenti capaci di favorire una lettura simultanea degli indicatori sanitari e security, abilitando modelli agili sia nella pianificazione preventiva sia nella risposta alle emergenze.
Tecnologia come leva per anticipare i rischi: ruolo dell’intelligenza artificiale nella resilienza aziendale
Nonostante l’ampio dibattito sull’adozione tecnologica, il report segnala come soltanto una minoranza delle organizzazioni abbia già riconosciuto un ruolo strategico all’intelligenza artificiale nella gestione dei rischi. L’AI si configura però come strumento abilitante per il monitoraggio dinamico delle minacce e per velocizzare l’analisi delle informazioni critiche, in particolare quando i tempi per prendere decisioni si accorciano drasticamente. Tuttavia, emerge anche una consapevolezza diffusa circa i limiti della tecnologia da sola: la combinazione tra algoritmi predittivi e competenze umane resta imprescindibile per evitare errori interpretativi o soluzioni standardizzate poco adatte a contesti specifici. Le organizzazioni che investiranno su questa integrazione potranno trasformare la complessità del panorama attuale in opportunità per rafforzare processi decisionali agili e informati, garantendo maggiore continuità operativa anche nei momenti di crisi.
Risk Outlook: la necessità di comprendere e adattarsi velocemente
In un contesto in cui le minacce si manifestano in forme sempre più articolate e interconnesse, la capacità delle aziende di adattarsi rapidamente alle nuove sfide diventa un elemento distintivo. La gestione del rischio non può più essere letta come una sequenza di azioni reattive, bensì come un processo continuo che integra competenze trasversali, strumenti tecnologici avanzati e una visione strategica orientata al medio-lungo periodo. L’esperienza recente dimostra che la differenza tra subire o governare le crisi passa dalla qualità delle informazioni disponibili e dall’efficacia nella loro interpretazione. In questo scenario, la collaborazione tra funzioni aziendali diverse e l’adozione di soluzioni digitali rappresentano leve imprescindibili per costruire ecosistemi resilienti, capaci non solo di resistere agli shock ma anche di trasformarli in opportunità di apprendimento organizzativo.







