Per comprendere il legame tra sostenibilità e contabilità fornitori (Accounts Payable), occorre partire da un dato ormai evidente: i criteri ESG rappresentano un vero e proprio vantaggio competitivo per le aziende. A guidare questa trasformazione sono clienti più consapevoli di un tempo, investitori che premiano le aziende responsabili, collaboratori in cerca di coerenza tra valori e ambiente di lavoro e partner di filiera sempre più attenti agli impegni ambientali e sociali.
Dal canto suo, il quadro normativo ha subito una trasformazione significativa con l’introduzione della Direttiva CSRD, che segna una nuova era nella rendicontazione di sostenibilità. La normativa introduce standard comuni europei (ESRS) e amplia l’orizzonte della reportistica, richiedendo alle aziende di rendicontare su tutti gli aspetti ESG attraverso un set di indicatori più completo e dettagliato rispetto al passato.
Alla base della sostenibilità ci sono i dati
Oggi, le aziende non si domandano “se” occuparsi di sostenibilità – reporting compreso – ma come farlo in modo concreto, misurabile e integrato nei loro processi.
Il primo passo è la trasparenza: servono informazioni affidabili, accessibili e aggiornate, in grado di restituire una fotografia chiara e documentabile della condotta ambientale, sociale e organizzativa dell’impresa. Il perimetro, peraltro, non è limitato ai confini aziendali: il concetto stesso di sostenibilità richiede di estendere lo sguardo lungo l’intera catena di fornitura, monitorando le pratiche ESG dei partner, valutandone l’impatto e integrando questi dati nel proprio reporting periodico.
Tutto ciò non è possibile se non si ottimizza l’infrastruttura digitale esistente e, soprattutto, se non si acquisiscono e analizzano dati fondamentali per il reporting e per l’evoluzione verso modelli di business più sostenibili.
Le aziende devono dunque misurare aspetti che in passato non venivano tracciati, come le emissioni generate dalla catena di fornitura, la percentuale di acquisti da fornitori certificati per pratiche sostenibili, il consumo di risorse naturali, le politiche di diversità e inclusione dei partner e molto altro. Queste informazioni possono essere acquisite attraverso questionari, oppure sono già incorporate nei documenti e nei dati che l’azienda gestisce quotidianamente – ordini di acquisto, fatture, anagrafiche, contratti, report – ma devono essere identificate, estratte, analizzate e integrate nelle relazioni di filiera e nei processi di rendicontazione. Fortunatamente, esistono strumenti per farlo in modo automatico.
Accounts Payable per monitorare la compliance ESG
Nel quadro appena descritto, la contabilità dei fornitori (Accounts Payable) assume un ruolo che va oltre la tradizionale gestione amministrativa, essendo il punto di convergenza dei flussi informativi degli acquisti, ovvero un vero e proprio centro di raccolta dati per la sostenibilità. Ogni fattura contiene informazioni utili a livello ESG come:
- Identificazione geografica del fornitore, utile per calcolare le emissioni da trasporto e valutare l’impatto sull’economia locale;
- Tipologia di beni o servizi acquistati, essenziale per stimare le emissioni Scope 3 e valutare l’impatto ambientale;
- Tempi di pagamento, che sono indicatori di equità nelle relazioni commerciali e supporto alle piccole e medie imprese.
La trasformazione digitale della contabilità dei fornitori (Accounts Payable) diventa quindi essenziale in chiave di sostenibilità non solo per via dell’eliminazione della carta e dell’abbattimento dei processi manuali, ma anche per la capacità – meglio ancora se assistita da soluzioni di AI – di estrarre e catalogare automaticamente le informazioni ESG da ogni transazione, creando così la base per calcoli precisi e report affidabili.
Federico Zocchi, Enterprise Account Executive, di Esker, azienda specializzata nell’automazione dei processi core aziendali, affronta il tema delle emissioni Scope 3 evidenziando il ruolo strategico dei sistemi di Accounts Payable nella loro misurazione e gestione: “Ogni emissione (Scope 3, ndr) che riportiamo è legata a qualcosa che abbiamo acquistato: le bollette, il carburante, qualsiasi bene o servizio ricevuto dai fornitori contribuisce alle emissioni indirette. Questo implica due aspetti fondamentali: i dati per misurarle sono già disponibili, grazie ai sistemi automatizzati, e possiamo agire per ridurle migliorando la collaborazione con i nostri fornitori e partner”.
Le soluzioni Esker per migliorare le performance ESG
Per tradurre tutto questo in pratica, serve dotarsi di strumenti capaci di unire efficienza operativa e visione sostenibile. Le soluzioni Esker nell’ambito del Source-to-Pay – in particolare quelle dedicate all’Accounts Payable e alla gestione dei fornitori – sono progettate proprio per automatizzare i processi core dell’azienda e, al tempo stesso, abilitare un presidio costante degli aspetti ESG.
“Con Esker – ci spiega Zocchi – la sostenibilità è integrata nel rapporto con i fornitori fin dal primo contatto. Le aziende possono impostare gare e richieste di offerta allineate ai propri obiettivi ESG e i fornitori, a loro volta, possono dichiarare pratiche etiche e certificazioni ambientali, rispondere a questionari, allegare documentazione e aggiornare le informazioni. I dati non sono statici: vengono monitorati attraverso dashboard in tempo reale per valutare l’andamento delle performance ESG e costruire un percorso comune di crescita sostenibile, basato sulla trasparenza, sullo scambio di best practice e anche su meccanismi di incentivazione”.
Nello specifico della contabilità fornitori, invece, le soluzioni Esker permettono di automatizzare il processo di gestione delle fatture, eliminando le attività manuali grazie a sistemi di data capture di ultima generazione e ad un uso massiccio delle potenzialità dell’AI per il riconoscimento e la classificazione dei documenti. Come accennato, la stessa soluzione è in grado di estrarre automaticamente dati rilevanti sulle emissioni di CO₂, calcolandoli in autonomia o integrandoli con fonti esterne. Le emissioni vengono poi classificate per tipologia e restituite sotto forma di KPI aggiornati, dinamici e facilmente monitorabili.
Tutti questi indicatori servono per dare all’azienda una visione chiara dell’impatto ambientale della propria supply chain. Aiutano quindi a soddisfare i requisiti del reporting ESG, ma anche – e soprattutto – a individuare le aree su cui intervenire attraverso iniziative mirate di miglioramento.