Eolico offshore: come funziona l’energia del vento in mare?
L’eolico offshore rappresenta una tecnologia per la produzione di energia rinnovabile basata su impianti per la generazione di energia eolica collocati in mare aperto. Si tratta di strutture generalmente posizionati a distanze che vanno da pochi chilometri fino a oltre 50 dalla costa, progettati per sfruttare la maggiore intensità e costanza dei venti marini rispetto a quelli terrestri.
Quali sono le caratteristiche principali dell’eolico offshore?
Una delle caratteristiche più importanti dell’eolico offshore è rappresentata dalla capacità di sfruttare al meglio la potenza del vento. L’impianto eolico offshore parte dalla considerazione che il vento in mare soffia con maggiore regolarità e senza ostacoli naturali, consentendo di produrre più energia e in maniera più stabile. Questa caratteristica permette di massimizzare le performance in termini di capacity factor (iovvero in termini di rapporto tra energia effettivamente prodotta ed energia massima teorica) che in ambiente offshore risulta superiore rispetto a quella degli impianti eolici onshore.
Che dimensioni possono avere gli impianti eolici offshore?
Gli impianti eolici offshore sono caratterizzati innanzitutto da aerogeneratori di grandi dimensioni, in alcuni casi anche molto imponenti: le turbine possono superare i 250 metri di altezza e avere pale lunghe oltre 100 metri, capaci di produrre ciascuna decine di megawatt.
Un aspetto importante riguarda poi l’installazione degli impianti eolici offshore che può può essere gestita sia su fondazioni fisse, ancorate al fondale marino fino a profondità di diverse decine di metri, oppure su piattaforme galleggianti, una soluzione più recente che apre la strada allo sviluppo dell’eolico offshore anche in mari profondi.
Quali sono i rischi dell’eolico offshore in termini di impatto sul paesaggio?
Essendo collocati spesso a grande distanza dalle aree abitate gli impianti di eolico offshore presentano un impatto ridotto sul paesaggio. Nello stesso tempo in ogni caso appare necessario valutare con attenzione la compatibilità con gli ecosistemi marini e con le rotte di navigazione.
Un altro aspetto di grande importanza riguarda le infrastrutture di connessione: l’energia prodotta dalle turbine deve infatti essere convogliata a una sottostazione offshore e poi trasportata sulla terraferma attraverso cavi sottomarini, per essere immessa nella rete elettrica nazionale. Questo tipo di infrastrutture richiedono una pianificazione molto attenta anche dal punto di vista dell’impatto ambientale.
Quali sono i vantaggi degli impianti eolici offshore?
Il primo obiettivo degli impianti eolici offshore è naturalmente rappresentato dalla produzione di energie rinnovabili e rappresenta una delle soluzioni più coerenti con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione Europea. Accanto alla capacità produttiva sul piano energetico l’eolico offshore presenta importanti ricadute economiche dal punto di vista della capacità di stimolare filiere industriali innovative, di creazione di posti di lavoro qualificati e di contribuire alla sicurezza energetica.
L’obiettivo europeo dell’eolico offshore a rischio per lacune infrastrutturali
L’obiettivo europeo per l’eolico offshore si trova di fronte a un’ambiziosa pipeline di progetti che dovrebbe arrivare a generare un totale di 411 GW distribuiti appunto su 386 progetti. Nonostante questa notevole prospettiva, che vede l’Europa detenere il 43% della capacità globale, il raggiungimento di questi risultati è seriamente minacciata da significative carenze infrastrutturali e da problematiche nella catena di approvvigionamento. Un recente rapporto dell’Energy Industries Council (EIC), la principale associazione mondiale per la catena di approvvigionamento energetico, evidenzia una serie di criticità, avvertendo che l’84% dei progetti è ancora nelle fasi di pianificazione o fattibilità. (leggi anche il servizio su eolico offshore e idrogeno)
A che punto si trova l’Europa in termini di capacità di produzione di energia eolica offshore?
Attualmente, l’Europa vanta 37,8 GW di capacità eolica offshore operativa, distribuita su 150 parchi eolici e comprendente 7.178 turbine. Il Regno Unito guida la classifica europea con 15,6 GW di capacità operativa, seguito dalla Germania con 9 GW e dai Paesi Bassi con 5,5 GW. La tecnologia a fondo fisso domina ancora nel Mare del Nord e nel Baltico, mentre l’eolico fluttuante – che costituisce il 37% della pipeline – è ritenuto essenziale per il Mediterraneo e l’Europa meridionale.
Quali sono le sfide infrastrutturali critiche per l’eolico offshore?
Le principali sfide che ostacolano l’implementazione di impianti di energia eolica offshore includono:
- Individuazione o creazione di vasi di installazione specializzati: Dei circa 80 vasi di installazione specializzati operativi in Europa, solo cinque sono in grado di gestire turbine da 14-15 MW. Questa limitazione rappresenta un serio collo di bottiglia per l’installazione delle turbine di nuova generazione, più grandi e potenti.
- La necessità di predisporre potenziamenti di aree portuali: Le espansioni portuali necessarie richiedono dai sei ai dieci anni per passare dall’autorizzazione all’operatività, un periodo che si scontra direttamente con le tempistiche dei progetti eolici. L’allineamento tra le decisioni finali di investimento (FID) e la capacità portuale con le aste è cruciale per raggiungere gli obiettivi del 2030, poiché i progetti dipendono ora dagli impegni presi con porti, reti e catena di approvvigionamento.
- Decommissioning: Un’ulteriore pressione è data dal decommissioning delle turbine negli anni 2030. Si prevede che circa 366 turbine nel 2035 e 540 nel 2038 andranno fuori servizio, attingendo agli stessi vasi, porti e finanziamenti necessari per le nuove installazioni.
Quali sono le criticità a livello di catena di approvvigionamento?
Il rapporto sottolinea anche significative strozzature nella catena di approvvigionamento. In particolare, i produttori cinesi di apparecchiature originali (OEM) superano quelli europei in termini di installazioni annuali, con una capacità produttiva circa quattro volte superiore a quella europea (82 GW contro 20 GW). Questi fornitori cinesi riforniscono già turbine a paesi come Germania e Italia, con Mingyang che prevede di produrre il suo modello di turbina da 18,8 MW in Italia per progetti come Med Wind. Il rapporto mette in guardia dal ripetere l’esperienza europea nel settore solare (dove il 95% del mercato dei moduli è cinese) senza un’adeguata progettazione delle aste e un solido supporto industriale.
A livello nazionale, la Germania affronta notevoli ostacoli nonostante i 31,1 GW in sviluppo. Le “offerte negative” nelle aste hanno visto i prezzi scendere drasticamente (€1,8m/MW nel 2023 a €0,18m/MW nel 2025), una tendenza che può compromettere i margini e rallentare la consegna. Le limitazioni infrastrutturali sono un freno importante al raggiungimento dell’obiettivo di 30 GW, con soli 21,6 GW previsti entro il 2030. Al contrario, la Francia ha fatto passi avanti nell’eolico fluttuante, aggiudicando nel 2024 il primo sussidio mondiale per uno sviluppo commerciale galleggiante. La Norvegia, sempre nel 2024, ha aggiudicato un CfD (Contract for Difference) a fondo fisso (€99,4/MWh) al progetto Sørlige Nordsjø II.
Quali possono essere le soluzioni per ridare slancio all’eolico offshore europeo?
Queste problematiche nazionali si inseriscono in uno sforzo più ampio dell’Unione Europea per sbloccare i colli di bottiglia e accelerare la costruzione. La spinta si basa su tre leve principali:
- il Wind Power Package
- il Net-Zero Industry Act (NZIA)
- il Clean Industrial Deal.
L’attenzione, come sottolinea il report EIC deve essere rivolta a permessi più rapidi, alla riforma delle aste e al milgioramento nell’accesso ai finanziamenti.
Che ruolo può svolgere in particolare il Net Zero Industry Act?
Un aspetto chiave del Net Zero Industry Act è l’obbligo di assegnare almeno il 30% della capacità annuale all’asta basandosi su criteri non di prezzo. Ciò significa che i progetti saranno valutati non solo sul costo, ma anche su fattori come la resilienza della catena di approvvigionamento, la sostenibilità, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro. A sostegno di questi sforzi, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) sta fornendo 6,5 miliardi di euro in controgaranzie per i produttori di energia eolica e 250 milioni di euro per la produzione verde di medie dimensioni, con il potenziamento dei porti di Esbjerg, Cuxhaven, Cork e Bilbao rientrante nell’ambito.
Come ha affermato Sharanya Kumaramurthy, EIC Market Intelligence Manager e co-autrice del rapporto: “I numeri raccontano una storia semplice: l’Europa ha scala nella pipeline, ma la consegna dipende da porti, vasi, aste e decisioni di investimento più rapide. Dove questi si allineano, la capacità arriva. Dove non lo fanno, gli obiettivi slittano”.
Rebecca Groundwater, Global Head of External Affairs dell’EIC, ha a sua volta aggiunto che “La politica deve garantire un flusso di lavoro prevedibile e consentire finanziamenti alla catena di approvvigionamento. Utilizzare bene i criteri non di prezzo, accelerare i potenziamenti portuali e mantenere i capitali in circolazione tramite la BEI e gli strumenti nazionali. È così che l’Europa converte una pipeline di 411 GW in acciaio in acqua”.
La realizzazione dell’ambizioso potenziale eolico offshore europeo richiede un impegno coordinato e proattivo da parte di tutti gli attori coinvolti, per affrontare le sfide infrastrutturali e della catena di approvvigionamento, garantendo che le decisioni politiche e finanziarie siano allineate con le esigenze di sviluppo.
Sul ruolo e sullo sviluppo dell’eolico:
