Analisi

Il Sud Italia al timone della transizione energetica tra idrogeno rinnovabile ed eolico offshore

Lo sviluppo della filiera dell’idrogeno in Italia consentirebbe di ridurre le emissioni di CO2 anche dei settori “difficili da abbattere”. Per sfruttare appieno questi benefici, occorre accelerare la produzione di energia rinnovabile e una strategia per il Mezzogiorno, con un focus sulla Sicilia che potrebbe giocare un ruolo cruciale, specialmente nell’eolico offshore galleggiante. I risultati dello studio di The European House – Ambrosetti

Aggiornato il 14 Nov 2023

transizione energetica italia

La Sicilia si prospetta come una delle regioni chiave da cui partire per avviare nuove filiere a supporto della decarbonizzazione, con particolare attenzione ai settori “hard to abate” come i trasporti pesanti e l’industria. Polo di eccellenza nel settore chimico e della raffineria, la regione siciliana è dotata delle infrastrutture e delle competenze per assumere un ruolo da protagonista nella produzione di idrogeno rinnovabile, conquistando una posizione di rilievo in Europa.

Ma prima bisogna produrre più energia elettrica e l’eolico offshore galleggiante – per cui la Sicilia è prima per potenziale di energia rinnovabile e che vale il 62% del potenziale complessivo italiano – può rappresentare la via d’uscita. Tuttavia, l’installazione di impianti deve essere 4 volte più veloce dei ritmi attuali e soprattutto, serve una strategia per il Sud, dove c’è un potenziale più elevato in termini di installazioni di rinnovabili. Uno studio condotto dalla Hydrogen Community e dalla Floating Offshore Wind Community di The European House – Ambrosetti getta luce sulle potenzialità della regione nel contesto della transizione energetica in Italia.

Idrogeno rinnovabile per accelerare la decarbonizzazione

Secondo lo studio dal titolo “Opportunità industriali dalla transizione energetica per la Sicilia, per l’Italia e per l’Europa”,  la Sicilia è polo di eccellenza in Italia per il settore della chimica e della raffinazione (da cui in Italia dipendono circa il 7% del PIL e dell’occupazione nazionale), responsabili del 36% del totale delle emissioni regionali e del 3% del totale delle emissioni nazionali.

Proprio le infrastrutture e il know how esistenti rappresentano gli elementi chiave per sostenere lo sviluppo di nuove leve di decarbonizzazione. Sono però necessari investimenti ingenti: per azzerare le emissioni del settore in Sicilia si calcolano 8-10 miliardi di euro per adeguare gli impianti produttivi, su un totale nazionale stimato in circa 25-30 miliardi di euro.

Considerando la valenza strategica dei settori, emerge l’importanza di prevedere misure di supporto ad hoc: a partire dal varo della Hydrogen Valley in Sicilia, che può essere avvantaggiato da una più stretta sinergia tra il trasporto pubblico locale e i produttori di idrogeno, fino alla spinta sulle rinnovabili elettriche, per produrre idrogeno rinnovabile e altri vettori energetici.

L’Italia è ancora distante dal target di intensità carbonica dell’elettricità previsto dagli atti delegati (18,8 gCO2/MJ) per la produzione di idrogeno rinnovabile con elettricità prelevata dalla rete, nonché da quello di penetrazione delle rinnovabili, stabilito al 90% per il 2030 dagli atti delegati UE.

Per produrre idrogeno rinnovabile è fondamentale quindi dare una spinta alla produzione di energia elettrica rinnovabile e sviluppare una strategia per produrre idrogeno in modo competitivo nel Mezzogiorno, dove c’è un potenziale più elevato in termini di installazioni di rinnovabili.

Il potenziale dell’eolico offshore galleggiante per la transizione energetica dell’Italia

In un siffatto contesto, l’eolico offshore galleggiante sarà fondamentale per scalare rapidamente e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, anche grazie ai minori impatti ambientali e di conseguenza un minore rischio di non essere accettato dalla popolazione. Inoltre crea importanti opportunità di sviluppo locale (piattaforme galleggianti, cantieristica, infrastrutture portuali, produzione di idrogeno).

L’Italia è infatti il terzo mercato potenziale per eolico offshore galleggiante: il 62% del potenziale italiano di energia elettrica rinnovabile proviene da questa tecnologia. In particolare, la Sicilia è la prima Regione in Italia per potenziale di eolico offshore galleggiante, pari a 65 GW, ed è allo stesso tempo quella con il maggiore divario da colmare in termini di installazioni rinnovabili.

Inoltre, il Paese può aspirare a produrre più di 2,1 GW entro il 2030 facendo leva su una catena del valore industriale in cui ha una consolidata leadership, con un valore di 255 miliardi di euro (2° in UE) e 1,3 milioni di dipendenti. Ad esempio, la realizzazione di 20 GW di eolico offshore galleggiante potrebbe generare fino a 57 miliardi di euro di valore aggiunto e creare 680 mila FTE entro il 2050.

Decarbonizzazione: serve una strategia per il Mezzogiorno

“Lo sviluppo della filiera dell’idrogeno in Italia potrebbe portare significativi benefici: consentirebbe di ridurre le emissioni di CO2 del 28% entro il 2050 e di generare un valore cumulato della produzione compreso tra 890 e 1.500 miliardi di euro e tra 320.000 e 540.000 nuovi posti di lavoro. Tuttavia, per abilitare questi vantaggi è necessaria una strategia di governance unitaria che sia in grado di riunire gli operatori industriali e i diversi ministeri coinvolti, per fornire obiettivi di produzione e consumo, regolamentazione di riferimento e sistemi di supporto e di incentivazione”, spiega Corrado Panzeri, Partner e Head of Innotech Hub The European House – Ambrosetti. “In particolare, per produrre idrogeno rinnovabile è fondamentale che l’Italia acceleri la produzione di energia elettrica rinnovabile e sviluppi una strategia per il Mezzogiorno, dove c’è un potenziale più elevato in termini di installazioni di rinnovabili. Il Sud Italia – con la Sicilia in prima linea – può guidare la transizione energetica dell’Italia, assumendo un ruolo cruciale nella filiera dell’eolico offshore galleggiante: anche in questo caso, però, per promuovere filiere locali è urgente definire un quadro normativo che dia certezza agli operatori e indirizzi investimenti nel breve termine”.

“Per cogliere queste opportunità di sviluppo industriale, il Paese deve organizzare la filiera, investendo e potenziando gli asset portuali e cantieristici soprattutto nelle regioni del Sud Italia, in cui il vantaggio logistico è evidente – aggiunge Alessandro Viviani, Senior Consultant di The European House – Ambrosetti – Allo stesso tempo, è necessario dare stimolo alla filiera con una visione di sviluppo di lungo periodo e con il supporto a quei progetti che già nel breve termine dimostrino di poter generare ricadute occupazionali e di sviluppo nei territori interessati. A tal fine, è oltremodo opportuno promuovere un nuovo corso nei rapporti tra Regioni e Governo nei processi di pianificazione e approvazione dei grandi progetti al fine di massimizzare le ricadute positive sui territori interessati”.

Articolo originariamente pubblicato il 14 Nov 2023

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