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Bilancio sociale: cos’è, quando è obbligatorio e come redigerlo



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Tutto quello che c’è da sapere sul bilancio sociale: cos’è, quando è obbligatorio, come si redige, le differenze con il bilancio di sostenibilità e i vantaggi per aziende ed enti

Pubblicato il 9 giu 2025



bilancio sociale

In un contesto in cui la concretezza e la trasparenza rappresentano asset fondamentali per dimostrare il proprio impegno nei confronti della sostenibilità, redigere un bilancio sociale non è più solo una scelta etica, ma una leva strategica per rafforzare la relazione con gli stakeholder e migliorare la reputazione aziendale.

Ma cosa si intende davvero per bilancio sociale? Quando è obbligatorio redigerlo secondo la normativa italiana? Quali sono le differenze rispetto al bilancio di sostenibilità, e come si struttura in modo efficace un report sociale?

In questo articolo analizziamo nel dettaglio cos’è il bilancio sociale, i suoi elementi chiave, le normative di riferimento e i vantaggi concreti per imprese, enti pubblici e organizzazioni del Terzo Settore. Una guida completa e aggiornata per orientarsi in un tema oggi più che mai attuale nel panorama ESG.

Cos’è il bilancio sociale

Definizione di bilancio sociale

Il bilancio sociale è un documento di carattere volontario – con la sola eccezione per le imprese sociali (art. 9 comma 2 del d.lgs. 112/2017) e taluni enti del Terzo Settore (art. 14 comma 1 del d.lgs.117/2017) – attraverso cui un’organizzazione rendiconta in maniera accurata e verificabile le attività e i traguardi conseguiti a livello sociale, con lo scopo di promuovere responsabilità e trasparenza.

A questo proposito è bene ricorrere alla definizione di responsabilità sociale e quella più diffusa è stata pubblicata dall’Unione europea:

«Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate»
(Libro Verde della Commissione delle Comunità Europee, 2001)

Il bilancio sociale costituisce una fonte importante di informazioni sulle performance sociali dell’organizzazione che si spinge oltre i meri indicatori economici, patrimoniali e finanziari per abbracciare le pratiche di lavoro, le relazioni con la comunità e altre attività che influenzano positivamente o negativamente la società.

Un altro aspetto che definisce il bilancio sociale riguarda il fatto che si rivolge alla platea di stakeholder direttamente o indirettamente interessati dall’attività dell’impresa, vale a dire dipendenti, clienti, fornitori, investitori, autorità pubbliche e comunità locali.

Obiettivi del bilancio sociale

Il bilancio sociale ha una funzione strategica che va ben oltre la semplice rendicontazione: è uno strumento di comunicazione, gestione e controllo per le aziende che intendono adottare un comportamento socialmente responsabile.

Tra i suoi principali obiettivi figurano:

  1. Creazione di valore condiviso
    L’obiettivo non è solo generare profitto, ma anche valore per la collettività. Il bilancio sociale evidenzia come l’organizzazione contribuisce al benessere della società, attraverso iniziative di responsabilità sociale, inclusione, parità di genere, tutela ambientale o sviluppo territoriale.
  2. Trasparenza verso gli stakeholder Il bilancio sociale consente all’organizzazione di rendere conto in modo chiaro e accessibile delle proprie attività e dei relativi impatti sociali, ambientali ed economici. Coinvolge tutti gli stakeholder — dipendenti, clienti, fornitori, istituzioni e comunità locali — promuovendo fiducia e partecipazione.
  3. Miglioramento della reputazione aziendale Mostrare impegno verso temi sociali, etici e ambientali rafforza la reputazione dell’organizzazione, contribuendo a costruire un’immagine positiva e credibile sul mercato. In un’epoca in cui i consumatori e gli investitori sono sempre più attenti ai valori ESG, la reputazione rappresenta un vantaggio competitivo concreto.
  4. Supporto alle strategie ESG e alla sostenibilità Il bilancio sociale integra e valorizza le strategie sociali, offrendo una visione più accurata delle performance non finanziarie dell’organizzazione. Aiuta a misurare e monitorare obiettivi di sostenibilità a medio-lungo termine.

Bilancio sociale e bilancio di sostenibilità a confronto

Focus: dalla rendicontazione sociale all’approccio ESG

Il bilancio sociale nasce storicamente come uno strumento di rendicontazione dell’impatto generato da un’organizzazione sul piano sociale, con un’attenzione specifica ai rapporti con stakeholder interni (come dipendenti e collaboratori) ed esterni (comunità locali, enti pubblici, beneficiari dei servizi). Tra i principali ambiti trattati rientrano:

  • Inclusione sociale e pari opportunità
  • Tutela dei diritti dei lavoratori
  • Politiche di welfare aziendale
  • Iniziative per lo sviluppo della comunità
  • Progetti educativi e culturali
  • Coinvolgimento attivo del territorio

Il bilancio di sostenibilità, invece, amplia questa prospettiva adottando un approccio integrato e strategico basato sul framework ESG (Environmental, Social, Governance), che include tre dimensioni fondamentali:

  • Ambientale: gestione delle emissioni, uso efficiente delle risorse, pratiche di economia circolare
  • Sociale: impatto su dipendenti, clienti, fornitori e comunità locali
  • Governance: etica d’impresa, trasparenza, diritti umani, lotta alla corruzione

Mentre il bilancio sociale ha spesso una natura più narrativa e valoriale, orientata al dialogo con la società civile, il bilancio di sostenibilità è caratterizzato da un taglio più analitico, basato su indicatori di performance (KPI) e allineato agli obiettivi strategici dell’organizzazione, in particolare in relazione alla compliance normativa e agli standard europei.


Normative e riferimenti: obblighi diversi in base al contesto

  • Il bilancio di sostenibilità è soggetto a una normativa europea e stringente, soprattutto per grandi imprese e, progressivamente, per le PMI:
  • Il bilancio sociale, invece, ha una natura più variabile e nazionale, con obblighi che dipendono dal settore:
    • In Italia, è obbligatorio per gli enti del Terzo Settore con ricavi superiori a 1 milione di euro (D.lgs. 117/2017)
    • Può essere richiesto anche da Regioni, Comuni o ASL tramite leggi locali
    • Le Linee Guida del Ministero del Lavoro (2019) stabiliscono criteri minimi di contenuto e modalità di pubblicazione per ETS e cooperative sociali

Pubblico di riferimento: da comunità e stakeholder locali a investitori e mercati

Il bilancio sociale si rivolge principalmente a:

  • Comunità locali
  • Beneficiari dei servizi
  • Dipendenti e collaboratori
  • Enti pubblici e partner istituzionali

Il linguaggio usato è solitamente narrativo e accessibile, con l’obiettivo di generare partecipazione, trasparenza e inclusione.

Il bilancio di sostenibilità, invece, ha un taglio tecnico e orientato al mercato, rivolgendosi a:

  • Investitori e fondi ESG
  • Banche e istituti di credito
  • Regolatori e autorità di vigilanza
  • Clienti business, stakeholder corporate
  • Analisti finanziari e agenzie di rating

In questo caso, la struttura è spesso standardizzata, con l’inclusione di indicatori chiave di performance (KPI), metriche ambientali, benchmark di settore e riferimenti alle normative europee.


Quando è obbligatorio redigere il bilancio sociale

Nonostante il bilancio sociale nasca come strumento volontario, in Italia esistono obblighi normativi precisi per alcune categorie di enti e imprese. La sua redazione non è quindi sempre facoltativa, soprattutto nel mondo del Terzo Settore e dei servizi pubblici locali.

Obblighi per enti pubblici e Terzo Settore

Il Codice del Terzo Settore (D.lgs. 117/2017) ha introdotto l’obbligo di redigere il bilancio sociale per una serie di organizzazioni che superano determinate soglie dimensionali o che esercitano particolari funzioni sociali. Nello specifico, l’obbligo riguarda:

  • Enti del Terzo Settore (ETS) con ricavi, rendite, proventi o entrate comunque denominate superiori ad 1 milione di euro;
  • Imprese sociali, comprese le cooperative sociali e i gruppi di imprese sociali
  • Centri di servizi per il volontariato

Anche alcune aziende sanitarie locali, ospedali universitari, enti pubblici regionali possono essere tenuti a redigere un bilancio sociale, in base a normative regionali specifiche o deliberazioni interne.


Normative di riferimento

Gli obblighi di redazione si fondano su diverse fonti normative:

  • D.lgs. 117/2017 – Codice del Terzo Settore
    Stabilisce i criteri di obbligatorietà per ETS e imprese sociali.
  • Linee guida per la redazione del bilancio sociale degli enti del Terzo settore (Decreto 4 luglio 2019)
    Adottate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali forniscono indicazioni dettagliate su struttura, contenuti minimi, stakeholder da coinvolgere e modalità di pubblicazione.
  • Leggi e regolamenti regionali
    Diverse Regioni italiane (es. Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia) hanno adottato normative proprie che estendono l’obbligo del bilancio sociale a specifici enti locali o settori (es. sanità, welfare, trasporti pubblici).

Obblighi futuri e convergenza normativa

Con l’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), adottata dall’Unione Europea, anche le imprese private di medie e piccole dimensioni saranno gradualmente coinvolte in obblighi di rendicontazione non finanziaria.

Dal 2024 in avanti, la direttiva si applica:

  • Alle grandi imprese (>250 dipendenti o >40 milioni di euro di fatturato)
  • Alle PMI quotate, con un regime transitorio
  • Progressivamente, ad altre categorie di imprese, inclusi gli operatori della catena del valore (es. fornitori ESG)

Questo scenario sta portando a una convergenza tra bilancio sociale e bilancio di sostenibilità, con modelli più integrati, standardizzati e orientati agli indicatori ESG.ente coinvolte nella rendicontazione non finanziaria, portando il bilancio sociale verso forme sempre più strutturate e integrate.

Come si redige un bilancio sociale

Gli Enti del Terzo Settore, sottoposti all’obbligo di redazione del Bilancio Sociale, devono riferirsi alle Linee guida adottate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Questi devono anche provvedere al deposito del bilancio sociale presso il registro unico nazionale del terzo settore o nel caso di imprese sociali presso il registro delle imprese. Devono poi provvedere alla pubblicazione del documento sul proprio sito Internet o su quello della rete associativa a cui aderiscono.

Gli altri Enti del Terzo Settore, non sottoposti all’obbligo, che quindi decidono liberamente di redigere il Bilancio Sociale, possono seguire le indicazioni:

  • delle linee guida;
  • di altri modelli: in questo caso non potranno riportare che “il documento è stato predisposto ai sensi dell’art. 14 del decreto legislativo n. 117/2017“.

In ogni caso nella redazione del Bilancio sociale si deve esporre la metodologia di rendicontazione e gli standard adottati.

Redigere un bilancio sociale significa attivare un processo strutturato che richiede gestione, controllo e comunicazione trasparente delle attività responsabili, rivolgendosi a tutti gli stakeholder dell’organizzazione. Le fasi principali sono:

1. Definizione della metodologia e del perimetro

Prima di tutto, va delineato un modello operativo chiaro: si definiscono gli stakeholder coinvolti, gli impatti da misurare e gli standard di riferimento (es. framework GBS o GRI). Si stabiliscono i criteri per raccogliere dati qualitativi e quantitativi, non solo economici ma anche sociali e ambientali .

2. Raccolta e verifica dei dati

Si compila una base dati strutturata che comprenda elementi come attività svolte, numero di beneficiari, ore di formazione, progetti attivati, risorse riservate al welfare. I dati vengono confrontati con i valori dichiarati e verificati, garantendo trasparenza e attendibilità .

3. Strutturazione del documento

Il documento viene articolato secondo sezioni standard:

  • Presentazione dell’identità aziendale (missione, governance, valori)
  • Indicatori quantitativi e qualitativi sulle performance sociali
  • Relazione sugli stakeholder
  • Ripartizione del valore generato
    Dev’essere chiaro, comparabile nel tempo e coerente con la strategia dell’organizzazione

4. Validazione e controllo

Per assicurare qualità e imparzialità, il report deve essere sottoposto a verifica. Questa può avvenire internamente tramite audit CSR o comitati etici, oppure esternamente con esperti indipendenti ‒ requisito fondamentale per garantire oggettività e affidabilità.

5. Pubblicazione e comunicazione

Infine, il bilancio sociale viene reso pubblico: viene reso disponibile online e condiviso con i principali stakeholder (via newsletter, eventi, social media). Questo chiude il ciclo rendicontativo, promuovendo accountability e dialogo con la collettività.


Perché seguire questo approccio?

  • Migliora la credibilità verso chi è coinvolto direta o indirettamente.
  • Favorisce il dialogo partecipativo con tutti gli stakeholder.
  • Permette continuità nel miglioramento, creando un benchmark tra esercizi e realtà comparabili.

Perché redigere un bilancio sociale

Il bilancio sociale rappresenta uno strumento essenziale per comunicare in modo trasparente il valore generato da un’organizzazione, andando oltre i dati economico-finanziari. Si configura come un mezzo strategico per raccontare l’identità dell’ente, coinvolgere attivamente gli stakeholder e orientare le scelte future in chiave valoriale e partecipativa.

Uno strumento di trasparenza e dialogo

Redigere un bilancio sociale significa offrire a tutti gli stakeholder – interni ed esterni – una visione chiara e completa delle attività svolte, della loro natura e dei risultati ottenuti. È un’occasione per:

  • Fornire informazioni di tipo qualitativo e sociale, non solo economico-finanziarie.
  • Rappresentare il valore aggiunto creato e la sua distribuzione all’interno della comunità e del contesto di riferimento.
  • Rendere visibili gli impegni assunti e il grado di adempimento rispetto alle aspettative degli stakeholder.

Partecipazione, identità e miglioramento

Il bilancio sociale attiva un processo di comunicazione interattivo, capace di:

  • Stimolare la partecipazione sia interna (dipendenti, volontari, collaboratori) che esterna (utenti, enti locali, partner).
  • Dichiarare apertamente i valori fondanti e la missione dell’organizzazione, mostrando come questi si traducano in scelte operative e strategiche.
  • Esporre obiettivi di miglioramento futuri, rafforzando la responsabilità e l’affidabilità dell’ente nel tempo.

Valutazione, confronto e accountability

Infine, il bilancio sociale consente di monitorare l’efficacia dell’azione svolta e di migliorare la capacità dell’organizzazione di rispondere alle esigenze del contesto in cui opera. In particolare, offre:

  • Strumenti di confronto nel tempo per valutare l’evoluzione e l’impatto delle attività.
  • Indicazioni concrete sulle interazioni tra l’ente e il territorio, migliorando la comprensione e la capacità di scelta degli stakeholder.
  • Un quadro di accountability chiaro, utile per rafforzare la fiducia e legittimare il ruolo sociale svolto.

Fairtrade e bilancio sociale: un esempio concreto

Un modello che coniuga sostenibilità, trasparenza e impatto sociale

Il Bilancio Sociale 2024 di Fairtrade Italiaparte del movimento internazionale che promuove il rispetto dei diritti umani e ambientali nelle filiere globali – dimostra come la rendicontazione non finanziaria non sia soltanto un obbligo per alcune categorie di imprese, ma rappresenti uno strumento strategico per generare fiducia, costruire filiere responsabili e creare valore condiviso.

Con oltre 550 milioni di euro di vendite in Italia per prodotti contenenti almeno un ingrediente certificato, Fairtrade ha generato 4 milioni di euro di “Premio” destinati a finanziare progetti di sviluppo per milioni di agricoltori e lavoratori in Asia, Africa e America Latina.
Questo risultato dimostra come un bilancio sociale ben strutturato sia capace di misurare e comunicare l’impatto delle scelte aziendali sostenibili.


Dati in crescita che parlano al mercato e agli stakeholder

Secondo i dati Nielsen, oltre otto italiani su dieci riconoscono e si fidano del marchio Fairtrade, con una crescita di 8 punti nella brand awareness rispetto al 2021.
Un segnale forte non solo per i consumatori, ma anche per il mondo B2B: oggi trasparenza delle filiere e rendicontazione d’impatto sono leve competitive decisive.
La fiducia del pubblico si traduce in un incremento delle vendite anche in settori storicamente critici come cacao, caffè e zucchero, confermando che le aziende che comunicano in modo chiaro e misurabile ottengono vantaggi concreti.


Dalla certificazione alla consulenza: Fairtrade come partner per la compliance ESG

Nuove sfide normative: CSRD, CSDDD, EUDR

L’evoluzione della normativa europea – dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) fino al Regolamento sulla Deforestazione (EUDR) – impone alle imprese requisiti di rendicontazione e tracciabilità sempre più rigorosi.
In questo contesto, Fairtrade si configura non solo come sistema di certificazione che garantisce il rispetto di criteri sociali, ambientali ed economici lungo la catena di fornitura, ma come partner strategico, in grado di supportare le imprese nell’interpretazione dei requisiti di legge e nella costruzione di catene di fornitura responsabili, integrando la sostenibilità nel modello di business.

Accompagnare le imprese nella transizione etica

Oggi, redigere un bilancio sociale significa dotarsi di strumenti per affrontare le sfide ESG, dialogare con stakeholder finanziari e dimostrare un impatto reale.
Fairtrade affianca le aziende italiane in questo percorso, trasformando le richieste di trasparenza in vantaggi competitivi: filiere tracciabili, reputazione solida, accesso a mercati attenti alla sostenibilità.
La crescente domanda di consulenza ESG, unita alla diffusione della certificazione, conferma il valore strategico del bilancio sociale, che oggi è sempre più asset gestionale, non solo strumento di comunicazione.

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