La regola è la più semplice del mondo: “chi sbaglia paga”. Applicata all’ambiente e alla società suona benissimo così: “chi inquina paga”. Dal punto di vista normativo è diventata un acronimo per qualificare un principio: PPP, Polluter Pay Principle. Ma purtroppo ad oggi, dobbiamo usare il condizionale “chi inquina dovrebbe pagare” perché dallo special report della European Court of Auditors (ECA) 12/2021 ci arriva la brutta notizia che a pagare, a fronte di danni ambientali, di inquinamento e di comportamenti che devastano il nostro ambiente siamo noi cittadini con le nostre tasse.
Inquinamento: un costo elevato per l’ambiente e per i cittadini
La Corte Europea dei revisori ci dice innanzitutto che l’inquinamento rappresenta un costo molto elevato per la società ed è una preoccupazione fondamentale per i cittadini dell’UE (a questo riguardo suggeriamo la lettura dell’ultima ricerca di Eurobarometro sui rischi percepiti dai cittadini europei).
Con l’applicazione del Polluter Pays Principle (PPP) ovvero il principio che chi inquina paga, per gli inquinatori sono arrivate delle misure che permettono di qualificare le reponsabilità dell’inquinamento e che creano le condizioni per porre dei freni a certe pratiche. Ma l’analisi della European Court of Auditors ci dice innanzitutto che queste misure da sole non bastano che la loro copertura e loro applicazione sono purtroppo incomplete.
Troppe volte il bilancio UE deve provvedere per Polluter Pays Principle (PPP) finanziare provvedimenti e azioni di risanamento ambientale che se fosse stato applicato correttamente il PPP Polluter Pays Principle si tratterebbe di spese che avrebbero dovuto essere sostenute proprio dagli inquinatori.
Integrare il Polluter Pays Principle (PPP) con le normative nazionali
Il primo punto chiave dello special report della European Court of Auditors è nella raccomandazione di lavorare per attuare una forte integrazione del Polluter Pays Principle nelle legislazioni ambientali nazionali e di creare un vero e proprio contesto di responsabilità ambientale a livello dell’UE per proteggere prima di tutto l’ambiente, per scoraggiare ulteriormente e con la massima determinazione l’azione degli inquinatori e non ultimo, – anche in ragione della fonte di questa analisi -, per gestire meglio i fondi dell’UE.
La situazione dell’inquinamento in Europa
Cosa ci dice in sintesi il rapporto? Che a livello europeo sono oltre 3 milioni i siti contaminati, che le responsabilità sono da addebitare primariamente alle attività industriali e ad attività illegali destinate al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti. La situazione vista dal punto di vista delle “acque” è drammatica: su dieci superfici idriche come fiumi, mari e laghi, almeno sei sono in cattive condizioni chimiche ed ecologiche. E gli interventi per un risanamento sono lunghi e complessi perché necessitano di interventi strutturali, che impongono una trasformazione industriale ed economica. A sua volta l’inquinamento atmosferico, oltre che rappresentare un rischio costante e sempre più grave per la salute dei cittadini contribuisce a peggiorare la situazione delle acque, delle vegetazioni e in generale degli ecosistemi.
Il report arriva drammaticamente al punto chiedendosi “chi sta pagando” per tutto questo e fornendo una risposta chiara: i cittadini UE. E dunque la domanda che ne consegue è “perché?”
Le ragioni che si ritrovano nel report della Corte dei Revisori è che il principio “chi inquina paga” è applicato in modo non uniforme e in misura diversa. Anche se direttiva sulle emissioni industriali regola le condizioni relative agli impianti più inquinanti, resta il fatto che la maggior parte degli Stati membri non ha una precisa normativa volta a responsabilizzare le industrie nel momento in cui le emissioni consentite causano danni ambientali. Peraltro la stessa normativa non prevede interventi per imporre alle industrie di sostenere i costi legati all’impatto dell’inquinamento residuo. Il risultato? Centinaia di miliardi di euro a carico dei cittadini. Nello stesso tempo, anche se la legislazione dell’UE sui rifiuti ha fatto proprio il principio PPP “chi inquina paga”, con il principio della “responsabilità estesa del produttore” nella realtà gli stessi revisori osservano sono poi i conti pubblici a dover intervenire. Anche quando vengono chiaramente identificate le loro responsabilità gli inquinatori riescono a non sostenere tutti i costi dell’inquinamento.
Infine il Polluter Pays Principle (PPP) secondo lo special report della European Court of Auditors (ECA) è di difficile applicazione in particolare nel mondo dell’agricoltura proprio perché l’inquinamento è prodotto da fonti molto diffuse sul territorio e di difficile individuazione.
Viorel Ștefan, membro dell’Unione europea Corte dei revisori competente per la relazione ha osservato che se si voglio attuare le visioni e le progettualità del Green Deal UE in modo efficiente ed equo, occorre applicare veramente il principio PPP e gli inquinatori devono pagare per il danno ambientale che causano.