Ricerca

“Emergenza competenze”: il 70% dei lavoratori italiani non possiede le giuste skills

La sensazione che attanaglia la forza lavoro in Italia è legata ad una vera e propria “skills emergency”: 7 dipendenti su 10 avvertono la necessità di rafforzare il proprio know how per avere maggiore successo in futuro e chiedono supporto ai datori di lavoro per colmare il divario, con maggiori opportunità di aggiornamento e riqualificazione

Pubblicato il 23 Nov 2023

shutterstock_1331918702

A porre l’accento sulla necessità di investire nelle competenze delle persone per sfruttare l’accresciuta disponibilità e accessibilità di tecnologie indirizzate ad accelerare la transizione energetica e i percorsi di sostenibilità delle aziende, che oggi stanno diventando un tassello fondamentale anche per determinarne la competitività, è stato poco tempo fa il Global Green Skills Report 2023 del LinkedIn Economic Graph (di cui abbiamo raccolto le principali evidenze in questo articolo Green Skill: la domanda cresce più dell’offerta, imprese alla ricerca di talenti).

Alla domanda di green skill nelle tante aree aziendali che contribuiscono a costruire la sostenibilità di prodotti, di servizi e delle stesse organizzazioni, ora si aggiunge una “skills emergency” o “emergenza competenze” nella forza lavoro italiana, soprattutto a livello di digital e soft skills. Tanto che se l’80% dei datori di lavoro afferma di incoraggiare i propri collaboratori a sviluppare nuove competenze, solo il 51% dei lavoratori si sente effettivamente spronato a farlo. Nel complesso, sono 7 i dipendenti su 10 che avvertono di non possedere le giuste competenze per svolgere il proprio ruolo. Inoltre, quasi un terzo dei professionisti italiani ritiene che l’azienda non investa equamente nelle opportunità di sviluppo personale dei propri collaboratori.

Uno studio condotto da GoodHabitz (disponibile per il download QUI), la piattaforma internazionale per la formazione aziendale, in collaborazione con Markteffect a novembre 2022, ha coinvolto oltre 24.000 dipendenti in tutto il mondo per esplorare le dinamiche del mercato del lavoro e identificare le lacune e le competenze cruciali per la crescita futura dei talenti e delle aziende. Il campione italiano è composto da 1277 lavoratori e 434 decision maker di età compresa tra i 25 e i 65 anni attive lavorativamente.

Quali sono i desideri di formazione dei dipendenti

Le competenze digitali (54%), seguite dalle competenze linguistiche (46%) e dalla flessibilità ed efficienza (41%), sono ritenute cruciali per il futuro dai dipendenti. Questo non sorprende, considerando che il 67% prevede un crescente focus sul digitale nei prossimi due anni, mentre il 52% già svolge la propria professione totalmente o parzialmente da remoto.

L’indagine suggerisce inoltre che le priorità nelle competenze variano in base all’età, con gli under 35 interessati a competenze trasversali connesse alla salute e al benessere mentale, la fascia 35-49 concentrata sulle competenze linguistiche, e gli over 50 orientati verso le competenze digitali.

Contrariamente alle aspettative dei dipendenti, i decision maker, come responsabili HR e manager dello sviluppo, indicano come basilari le competenze di teamwork (43%), seguite dalle competenze comunicative (42%) e digitali (36%).

Un ulteriore elemento chiave che emerge dalla ricerca è l’importanza dello sviluppo personale per il successo futuro. Il 35% ritiene che sia responsabilità del datore di lavoro garantire opportunità di questo tipo. Il 62% ritiene altresì che tali opportunità siano decisive nella decisione di rimanere nel posto di lavoro attuale, con l’80% che considererebbe di lasciare il proprio datore di lavoro entro l’anno se non venissero garantite opportunità di crescita.

La risposta dei datori di lavoro non è soddisfacente

Nonostante una crescente consapevolezza da parte dei datori di lavoro sull’importanza della formazione, il divario tra le intenzioni dei decision maker e la percezione dei dipendenti è evidente. Mentre l’80% dei datori di lavoro afferma di incoraggiare lo sviluppo di nuove competenze, solo il 51% dei lavoratori percepisce questo sostegno.

Quasi un terzo dei professionisti poi ritiene che l’azienda non stia investendo in modo equo nelle opportunità di sviluppo personale. Infine, appena il 52% degli italiani intervistati dichiara che il proprio datore di lavoro offre corsi di formazione rilevanti per il proprio lavoro, mentre per il 37% il proprio datore di lavoro non offre alcuna formazione.

In conclusione, l’emergenza competenze richiede un’azione urgente da parte delle aziende per colmare il divario tra le aspettative dei dipendenti e le iniziative di sviluppo effettivamente offerte, al fine di garantire un futuro di successo per entrambe le parti.

Emergenza competenze e l’importanza di “ascoltare” i lavoratori

“Ascoltare periodicamente i propri talenti è un passaggio che i datori di lavoro non dovrebbero mai sottovalutare. Ciò consente di identificare tempestivamente le competenze richieste e di fornire formazione e opportunità per colmare il gap”, ha dichiarato Paolo Carnovale, Country Director di GoodHabitz Italia. “In una società sempre più connessa, diventa fondamentale conoscere le tecnologie emergenti e gli strumenti digitali, ma anche dotarsi di soft skills trasversali come la comunicazione, il lavoro di squadra e la leadership, che permettono di costruire relazioni solide con colleghi e clienti e di gestire situazioni complesse. I benefici non impattano positivamente solo sui dipendenti, ma anche sull’organizzazione, che può così rimanere competitiva e raggiungere efficacemente i propri obiettivi di business”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 3