Benefit Company

Aziende sostenibili: perché è importante cambiare?

Le differenze e le prospettive di Benefit Corportation e B Corp e la necessità di sviluppare e far crescere professionalità in grado di gestire la trasformazione sostenibile di aziende e organizzazioni. il punto della situazione e il ruolo fondamentale della formazione

Pubblicato il 17 Lug 2022

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Con l’espressione “Benefit Corporation” si intende quel tipo di azienda che mette al centro non soltanto il profitto e la sostenibilità economica, ma anche le finalità di beneficio comune e, di conseguenza, obiettivi in grado di generare impatti positivi concreti sulle persone e sull’ambiente. Rispetto alle aziende esclusivamente “for profit”, si distinguono per quanto riguarda finalità statutarie, responsabilità e trasparenza.

La Benefit Corporation è nata in America nel 2006 con una vera e propria legislazione, che potesse permettere alle società quotate in borsa di essere sostenibili anche per gli azionisti. Ad esempio, un’azienda quotata in borsa, che produce gelati ha la possibilità di scegliere il “km 0” e, quindi, fornitori più costosi nel breve periodo ma vincenti sul lungo periodo in ottica ambientale e, spesso, anche di posizionamento dell’azienda sul mercato. In Italia, il tutto si traduce in società benefit, con la Legge del 2016 che precisa di inserire le finalità di beneficio comune all’interno del proprio statuto e, in seguito, ogni anno richiede di descrivere attraverso la pubblicazione della relazione di Impatto azioni concrete e metriche per misurare il raggiungimento di quelle stesse finalità.

B Corp e Società Benefit: quali differenze

L’Italia è stato il primo Paese in Europa e nel mondo a dare il via ad una legislazione ad hoc entrata in vigore a inizio 2016 dopo gli USA (che avevano già introdotto la normativa nel 2010), anche se in diversi altri Stati esistono numerose società cosiddette “B Corp”. È da precisare la distinzione tra “Società Benefit”, un tipo di forma giuridica legalmente riconosciuta che un’azienda può assumere e “B Corp”, che indica invece una certificazione ufficiale rilasciata da B Lab, ente no-profit che ha creato e promuove la certificazione, attraverso la misurazione di alcuni parametri e performance.

Diventare società benefit permette quindi di essere parte di un cambiamento culturale e, di conseguenza, di riscoprire anche le proprie radici e la vocazionalità della propria azienda in ottica sociale e ambientale. Un esempio tipicamente italiano arriva proprio da Adriano Olivetti, che fondò la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere, e che si distinse per un progetto unico, che tenesse conto di come il valore economico prodotto si dovesse reinvestire a beneficio dell’ambiente e della comunità. Precursore delle aziende B come le conosciamo oggi, cercò di mettere in piedi un modello sano, di profondo equilibrio tra solidarietà sociale e profitto.

Il valore dell’impatto per le comunità e per i territori

Nel mondo, ad oggi, si contano oltre 5.000 società che fanno parte della rete B Corp e che stanno misurando i propri impatti sui lavoratori, sul territorio, sulla società. Secondo l’annuale report di B Lab, ente no profit che ha dato origine al movimento Benefit, il movimento B Corp, nato negli USA nel 2006, esiste in 153 settori e in 77 Paesi, con l’intento di ridefinire un nuovo paradigma di business adeguato ai nostri tempi, concreto e replicabile.

In Europa, le aziende certificate B Corp sono oltre 850, ma è in Italia che si rileva la più alta concentrazione di B Corp e Benefit Corporation. Sempre secondo le analisi di B Lab, guardando al nostro Paese, nel 2021 in Italia sono arrivate a quota 140, con una crescita del 26% sull’anno precedente, un fatturato totale di 8 miliardi e 15mila dipendenti complessivi. I dati vanno analizzati e contestualizzati rispetto al periodo storico in cui stiamo vivendo, caratterizzato dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina che, purtroppo, sembra avere creato un nuovo fronte di crisi per le aziende che cercavano di risollevarsi dal Covid. Sicuramente c’è stato molto più interesse sui temi benefit e B Corp, mentre si temeva uno shift di maggiore preoccupazione per la crisi: anche con la guerra è tornato in auge il tema della sostenibilità, in quanto si è creato un bivio tra quelle realtà che ragionano sul brevissimo termine, che non pongono la giusta attenzione all’ambiente perché intenzionate a portare comunque profitto, e quelle realtà che, al contrario, traggono un insegnamento dalla crisi geopolitica e ne comprendono quindi il rischio sotteso, decidendo di focalizzarsi su prospettive di lungo periodo basate su strategie sostenibili che guardino al futuro.

Un ostacolo alle B Corp può essere rappresentato dall’investimento iniziale di “start up” per ottenere la certificazione. L’aspetto più impegnativo può essere rappresentato proprio dalla parte di raccolta dei dati per la misurazione degli impatti e messa in atto di un sistema di gestione. Sicuramente di particolare interesse anche rispetto a un tema di posizionamento, è il valore aggiunto rappresentato dall’integrazione della sostenibilità in ottica strategica all’interno del business model dell’azienda. L’attivazione di strategie ben precise di aumento dell’impatto positivo è la chiave di volta di lavoro: se ci si dota di un sistema di misurazione degli impatti che viene aggiornato mano a mano, si riesce ad avere sotto controllo quello che si sta generando e quindi poter prendere delle decisioni in merito.

Il punto di partenza del percorso di un’azienda tradizionale già esistente da decenni per diventare una società benefit sta nella parte di misurazione dell’impatto, che si crea da una presa di coscienza delle proprie criticità in ambito ambientale e sociale e si traduce nel capire quali linee seguire per un’analisi di trasformazione. Per le grandi aziende è difficile cambiare, ma ora con la legislazione, più stringente a livello europeo, c’è una maggiore presa di coscienza. Per le startup è invece più facile impostare da subito un impatto benefico e trasformare l’azienda in modello-impatto. Occorre quindi ragionare fin da subito sul modello di business dell’azienda e cercare di allinearlo con le nuove prospettive che si vogliono adottare.

La necessità di intervenire sui modelli di business

Le imprese che effettivamente lavorano sul modello di business, al di là del punteggio, sono quelle che creano più impatto: se da un lato si cercano di contenere gli effetti, dall’altro lato la sfida sta nel cercare di portare cambiamenti negli impatti ambientali che si generano, perché questo, ad esempio, può essere basato su un ciclo di produzione e consumo molto veloce.

Il tema dell’education dei giovani sull’importanza dell’imprenditorialità sostenibile è un’altra questione centrale per evitare che le future generazioni commettano gli stessi errori e agire sulle leve culturali. Si tratta di temi che vanno affrontati già a partire dalla scuola dell’infanzia e fino all’università, valorizzando tutte le materie, sia quelle STEM che quelle dal taglio più classico e filosofico. I più giovani sono già di norma molto interessati, ma vogliono anche strumenti pratici per contribuire concretamente a rendere il mondo più sostenibile. Vogliono essere attivi, sia a livello di sensibilizzazione che di azioni concrete, diventare veri e propri changemakers.

Alla ricerca di professionalità green

Nel mercato del lavoro c’è sempre più l’esigenza di professionalità green: nel 2020 l’ultimo report di GreenItaly stimava il 3,1 milioni di lavori “green” già esistenti in Italia (il 13,7% del totale occupati). Proprio per rispondere a questa esigenza, sono nati Master a tema Benefit e BCorp Strategy, per chiunque voglia, inoltre, attivare un processo di riorganizzazione aziendale al fine di ottenere la certificazione B Corp per la propria azienda. Allo stesso modo, portare nelle scuole la consapevolezza di cosa realmente significhi essere una realtà B Corp aiuta i ragazzi non soltanto a comprendere il contributo che ognuno può dare, ma anche a costruire la propria professionalità.

Esistono, poi, anche casi di professionisti con carriere decennali alle spalle che decidono di “buttarsi” in questo nuovo mondo, formandosi con competenze ad hoc ad esempio tramite master appositi come quello in Benefit e BCorp Strategy della 24 ORE Business School. Questa idea solitamente scaturisce da una forte presa di coscienza dei singoli: mentre la scuola non è su base volontaria, gli adulti manifestano la volontà di avvicinarsi autonomamente a questo nuovo mondo, dimostrando di possedere già il tipo di attitudine e di orientamento corretto. Lavorare, inoltre, con i dipendenti delle PMI è utile per far sì che siano parte della cultura aziendale: l’insegnamento più grande che si può trarre in questo senso è dunque quello di “accendere la lampadina” suscitando interesse concreto per queste tematiche.

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