Due paesi fondamentali per le dimensioni e per il peso economico come gli Stati Uniti e come l’India si apprestano ad affrontare una importante tornata elettorale. In uno scenario come quello attuale è importante capire come e quanto queste elezioni potranno influenzare o essere influenzate dai temi climatici e in particolare dagli obiettivi collegati all’Accordo di Parigi sul clima.
La centralità del ruolo delle energie rinnovabili
La seconda metà del 2023 è stata un periodo difficile per le aziende delle energie rinnovabili. In particolare si è registrato un aumento delle preoccupazioni per le ripercussioni che l’inflazione avrebbe potuto avere sugli aspetti economici di progetti a lungo termine e per le considerazioni che le elezioni del 2024 potrebbero avere sulle politiche pubbliche di tutto il mondo.
L’inflazione è tornata sotto controllo nel primo trimestre del 2024 e questo ha permesso al mondo delle rinnovabili di iniziare a gestire meglio i contratti sotto il profilo del rischio inflazione. I governi in tutte le aree del pianeta hanno scelto di continuare a sostenere le logiche green e gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
L’impatto sui portafogli allineati a “Parigi”
Nelle strategie Sustain Paris Aligned si sono aggiunti ai portafogli le prime aziende di energie rinnovabili, in quanto si è ritenuto che le valutazioni fossero scese a livelli convincenti con alcune importanti novità. L’eolico offshore è un esempio così come la filiera dell’energia solare e in questo senso si sono individuate le aziende con il miglior posizionamento in termini di capacità di gestione dei rischi inflattivi, con una importante base differenziata di asset per la crescita e forti di una significativa proprietà intellettuale.
In un mercato cauto sulle energie rinnovabili come quello del 2023 le valutazioni per il futuro potrebbero garantire buoni margini di sicurezza, con una crescita a lungo termine ancora poco prezzata. In generale l’opinione comune rispetto al mondo rinnovabili potrebbe rimanere volatile anche nel 2024, almeno sino a quando non si supereranno le grandi tornate elettorali. Si avvicina un periodo in cui UE, USA e India, ovvero alcune tra le principali economie del mondo decidono del proprio futuro, e con questa decisione possono influenzare le prospettive legate alla velocità della transizione energetica.
Tra l’India e Parigi: come cambia il clima
Narendra Modi, quando è diventato Primo Ministro dell’India nel 2014, ha introdotto una serie di riforme a favore del mercato, tra questa va citata la liberalizzazione delle norme sugli investimenti diretti esteri e una maggiore flessibilità del lavoro. In questi anni quello che è il più grande Paese al mondo per popolazione, è passata dal decimo al quinto posto a livello di economia mondiale. Dimensioni e tasso di crescita sono due fattori chiave per comprendere la capacità di questo grande paese di affrontare uno sviluppo sostenibile, ovvero capace di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima.
In occasione della COP21 del 2015 a Parigi l’India era al primo anno della guida del Primo Ministro Modi e aveva proposto di raggiungere il 40% della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030. Un obiettivo molto ambizioso che il Paese è riuscito a raggiungere nel 2022 permettendo al governo di alzare l’asticella per portare l’obiettivo delle fonti rinnovabili entro il 2030 al 50%. Il primo ministro indiano ha anche scelto di proporre il proprio paese come nazione ospitante per la COP33 del 2028 mandando un segnale anche sul piano politico e sul piano economico in termini di capacità di attrazione di investimenti per la transizione green.
In questo contesto il Paese si appresa ad affrontare le prossime elezioni in un lungo periodo che si snoda tra aprile e giugno, con un PIL in crescita decisamente confortanto vicina all’8% e con sondaggi che segnalano una posizione favorevole per Modi che potrebbe arrivare al suo terzo mandato.
Da oriente a occidente: cosa accade negli USA
Gli occhi del mondo in merito alle prossime scadenze elettorali sono soprattutto sugli Stati Uniti e si dovrà attendere il prossimo novembre. In autunno i cittadini a stelle e strisce dovranno decidere tra due candidati al loro secondo mandato: Joe Biden o Donald Trump. Un confronto che a distanza di diversi mesi dalle elezioni si sta già facendo molto vivace.
Se si guarda a queste elezioni dall'”angolatura” dell’Accordo di Parigi, ovvero dalla prospettiva della gestione dei cambiamenti climatici si devono registrare chiare e importanti differenze nelle politiche sostenute dai due candidati.
Appare da tempo ben chiaro che il Presidente Biden ha abbracciato l’intervento pubblico e l’Accordo di Parigi sul clima con l’Inflation Reduction Act (IRA) che ha erogato circa 400 miliardi di dollari in finanziamenti per l’energia pulita e il clima.
Donald Trump al contrario ha espresso la volontà di voler ritirare l’IRA. Un tema sul quale occorre aggiunger che l’IRA è stata inserita nel sistema fiscale statunitense su un periodo di 10 anni. Per “invertire”bloccare” la legge, è necessario che entrambe le Camere del Congresso e il Presidente siano d’accordo.
Nel caso in cui i repubblicani possano avere il pieno controllo dopo le elezioni di novembre, va poi sottolineato che la maggior parte dei finanziamenti dell’IRA (58%) è indirizzata a Stati saldamente repubblicani. Gli Stati in bilico rappresentano un altro 10% della spesa e Trump avrà bisogno del loro sostegno per vincere quest’anno. Sarà difficile per i legislatori repubblicani revocare una legislazione che sta chiaramente funzionando e che offre un beneficio ai loro Stati sia sul profilo occupazionale che per gli investimenti. Una ulteriore considerazione deve essere rivolta ai temi legati al miglioramento dell’infrastruttura di rete, un’area che gode di un sostegno bipartisan, mentre l’area più controversa per il sostegno è quella dei veicoli elettrici.
Politiche e disoccupazione
Una ulteriore considerazione che sta emergendo con l’approssimarsi delle elezioni riguarda il fatto che il Presidente Biden intenda sottolineare come il basso tasso di disoccupazione, il calo dell’inflazione e la forte crescita del PIL siano risultati legati alle proposte di legge sulle infrastrutture e sulla finanza sostenibile.
Il vantaggio attribuito a Trump da alcuni sondaggi, sta spingendo alcuni mercati alla cautela in merito agli investimenti verdi con un impatto sulle valutazioni. Si può prevedere che gli investimenti delle imprese private in questo ambito non dovrebbero però subire trasformazioni radicali a prescindere dalla presidenza anche se è però pur vero che il ruolo del sostegno pubblico può cambiare profondamente questi scenari.