L'iniziativa

Moda e made in Italy: Enea in campo per la tracciabilità

Grazie alla piattaforma digitale Trick sarà possibile certificare con la blockchain il percorso dei capi d’abbigliamento dalle materie prime al fine vita. La ricercatrice Gessica Ciaccio: “Presto i test anche per il settore agroalimentare”  

Pubblicato il 13 Apr 2023

trick

Consentire alle aziende della moda di raccogliere dati verificati e non modificabili sulla storia dei prodotti grazie alla blockchain, tracciando attraverso una piattaforma digitale tutto il percorso che compie un capo di abbigliamento, dalla materia prima al fine vita. Sarà possibile grazie al progetto Trick, coordinato dal Lanificio fratelli Piacenza e che vede nel consorzio attuatore la partecipazione di Enea. L’iniziativa, finanziata nell’ambito del programma quadro Horizon 2020, conta sulla partecipazione di 31 tra aziende, associazioni, enti no profit e centri di ricerca da 11 Paesi.

Tracciare la qualità dei processi produttivi

“Grazie all’applicazione sarà possibile tracciare la qualità dei processi produttivi, la salubrità e la circolarità delle materie prime utilizzate per la produzione dei capi, garantendone la sostenibilità – afferma Gessica Ciaccio, ricercatrice Enea del Laboratorio Cross technologies per distretti urbani e industriali – Le applicazioni della blockchain permettono il collegamento univoco tra i beni e le loro caratteristiche registrate in piattaforma, dove ogni modifica viene annotata e dove si possono stabilire diversi livelli di accesso alle informazioni. Il sistema è pensato per uno scambio automatizzato delle informazioni tra i sistemi aziendali, grazie anche a una estensione dello standard di comunicazione eBiz. Il progetto, attualmente focalizzato sul settore tessile tradizionale e dell’abbigliamento tecnico, prevede un’implementazione anche nel settore agroalimentare, per dimostrarne la replicabilità”.

I servizi implementabili

Tra i servizi che potranno essere implementati all’interno della piattaforma Trick ci sono le certificazioni di origine preferenziale del prodotto, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ma anche la valutazione dell’impatto ambientale. Grazie alla tecnologia blockchain sarà possibile certificare l’originalità dei capi, prevenendone la contraffazione, e tutelare i consumatori contro l’utilizzo di prodotti chimici pericolosi, certificando anche i requisiti di protezione dei lavoratori. Sarà inoltre possibile certificare la circolarità dei processi produttivi, attraverso il recupero dalla filiera delle informazioni necessarie ad assicurare un miglior riuso delle fibre dei prodotti al momento del fine vita.

Il contrasto al greenwashing

“Non solo. L’applicazione consentirà di contrastare anche il fenomeno dell’ecologismo di facciata, azione ingannevole utilizzata da alcune aziende come leva di marketing per capitalizzare la crescente domanda di prodotti a basso impatto ambientale – prosegue Ciaccio – Inoltre, restituirà al consumatore e a tutti i soggetti coinvolti nel settore trasparenza sui processi dell’intero ciclo di approvvigionamento e di produzione”.

La sinergia tra blockchain pubblica e privata

Per il funzionamento della piattaforma saranno utilizzate una blockchain privata, Hyperledger, e una pubblica, Quadrans, con l’obiettivo di attivare la portabilità dei dati tra le due catene. “Una caratteristica fondamentale per trasferire informazioni tra i diversi interlocutori della filiera e tra i diversi software senza che i dati perdano di affidabilità, anzi potendo contare su una blockchain pubblica che rafforza l’attendibilità di quella privata”, conclude Ciaccio.

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