PATHWAY TO COP28

L’arte della transizione giusta per un’economia climaticamente neutra

Il viaggio verso un’economia a basse emissioni di carbonio è un’odissea che richiede un’attenta navigazione. Non si tratta solo della destinazione, ma del percorso che deve essere pavimentato con principi di giustizia, inclusività e dialogo

Aggiornato il 18 Ago 2023

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Il confronto con cui si sta preparando la prossima COP28 pone in causa le implicazioni (in termini di sfide e opportunità) legate al perseguimento di politiche a basse emissioni di gas a effetto serra verso il raggiungimento dello sviluppo sostenibile e di economie a zero emissioni. Uno sforzo avvincente che promette un orizzonte ricco di nuove opportunità e nuove prospettive occupazionali. Tuttavia, questo percorso non può e non deve implicare solamente una transizione ecologica, ma innescare un’evoluzione socio-economica il più equa e inclusiva possibile per tutti gli interessati.

Questa è l’intuizione che emerge da un rapporto dell’UN Climate Change (consultabile QUI), che fa eco all’urgente necessità di una “transizione giusta“, uno strumento chiave per garantire che il progressivo realizzarsi di un’economia climaticamente neutra non lasci indietro nessuno. Un tema molto delicato che prende in considerazione del fatto che il concetto di “giusto” associato a quello di “transizione” dipende inevitabilmente anche dalle condizioni nelle quali si trovano le tante e diverse aree geografiche del pianeta. Paesi e comunità che stanno affrontando queste evoluzioni da punti partenza molto diversi e con risorse, a loro volta, molto diverse e spesso molto limitate.

“Per garantire che nessuno sia lasciato indietro, i paesi hanno bisogno di politiche di transizione e diversificazione economica che siano complete, inclusive e basate sul dialogo sociale e sul coinvolgimento delle parti interessate”, ha affermato James Grabert, Director of Mitigation at UN Climate Change “Queste politiche devono essere integrate nei piani d’azione nazionali per il clima, nonché nei piani nazionali di adattamento, per evitare di esacerbare le disuguaglianze”.

Best practice di diversificazione economica e transizione giusta

La relazione “Implementation of just transition and economic diversification strategies” è stata preparata dal Comitato di esperti di Katowice, organismo istituito alla COP 24 nel dicembre 2018 per sostenere il programma di lavoro del forum sull’impatto dell’attuazione delle misure di risposta.

Per impatti dell’attuazione delle misure di risposta (Impacts of Implementation of Response Measures o IIRM) si intendono gli effetti derivanti dall’attuazione di politiche, programmi e azioni di mitigazione, “in-jurisdiction” e “out-of-jurisdiction” o impatti transfrontalieri, adottati dalle Parti ai sensi della Convenzione, del Protocollo di Kyoto e dell’Accordo di Parigi per combattere i cambiamenti climatici.

Il report raccoglie alcune delle migliori pratiche di diversi paesi che stanno già attuando strategie di transizione giusta e diversificazione economica. Strategie che diventano ancora più pertinenti man mano che le parti lavorano per raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.

Gli esempi vanno dalla protezione sociale per i lavoratori delle fabbriche in Bangladesh, dove la moda veloce si sta spostando verso modelli di business più sostenibili, agli accordi di just transition in Spagna, dove le centrali elettriche a carbone vengono sostituite da parchi eolici e impianti fotovoltaici. Questi casi promettono non solo un panorama energetico più pulito, ma anche una forza lavoro reinventata, a testimonianza del potenziale di rimodellamento delle industrie che alimenta al contempo nuove vie di occupazione.

Questa metamorfosi è una testimonianza della duttilità dell’innovazione di fronte alle sfide. Un ex cantiere navale danese, un tempo simbolo dell’industria del passato, ora è stato trasformato in un parco industriale. Quello che una volta era uno sfondo di disperazione per oltre 3.000 lavoratori disoccupati è diventato un fiorente centro di oltre 100 aziende di energia rinnovabile. Questa trasformazione, innescata dalla partnership pubblico-privata Lindø Offshore Renewables Center, dimostra come gli sforzi concertati non solo possono salvare le economie dal collasso, ma possono, di fatto, reinventarle, alimentando l’occupazione, l’innovazione e la sostenibilità. Oggi, più di 2.500 persone sono impiegate nelle 100 aziende che operano nel sito di Lindø e altre 3.000 persone sono impiegate nell’industria locale e nell’ospitalità a supporto del sito.

L’importanza delle competenze e dell’inclusione

Il rapporto rileva, inoltre, che l’essenza di una transizione giusta non risiede semplicemente nella trasformazione delle industrie ma prende in causa anche gli individui. Infatti, l’inclusione di iniziative di formazione e sviluppo delle competenze nei piani d’azione nazionali per il clima e nelle tabelle di marcia per l’elettricità è in grado di generare politiche energetiche eque e durature.

L’iniziativa Island Eco nelle Isole Marshall è una testimonianza di questo principio. Dando potere alle donne con competenze tecniche per assemblare, installare, utilizzare e mantenere apparecchiature a energia solare, è possibile non solo spingere il paese verso il suo obiettivo del 100% di energia rinnovabile entro il 2050, ma contribuire anche alla creazione di condizioni di lavoro dignitose nel paese. È un’incarnazione del progresso che trascende i confini tradizionali, foriero di un futuro giusto in cui le opportunità sono coltivate per tutti, senza lasciare indietro nessuno.

Un mosaico di just transition su misura

Infine, il rapporto dell’UN Climate Change sottolinea l’inevitabile verità che “una taglia per tutti” non si applica al grande arazzo della giusta transizione. Ogni nazione deve definire il proprio percorso, intrecciando paesaggi economici e sociali distinti. Prendiamo ad esempio la Nigeria, alle prese con la doppia sfida dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della ridefinizione della propria forza lavoro. In una nazione in cui l’agricoltura e la pesca sono la linfa vitale della popolazione, le perturbazioni indotte dal clima (eventi meteorologici estremi e siccità più frequenti e gravi) minacciano i mezzi di sussistenza.

Il Nigeria Labour Congress, in collaborazione con Friends of the Earth Nigeria, ha intrapreso un progetto congiunto sulla “just transition” nei settori dell’agricoltura e del petrolio che non solo cerca di unire le parti interessate (sindacati nigeriani, società civile e comunità) sotto una visione condivisa, ma si propone anche di coltivare modelli adattabili e migliori pratiche per una forza lavoro nigeriana diversificata e resiliente.

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Articolo originariamente pubblicato il 18 Ago 2023

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