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Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD): quale impatto per le aziende?



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Chi ed entro quando deve recepire la Direttiva, quali rischi comporta la mancata conformità, l’assenza di strumenti di reporting pronti all’uso e perché è importante dotarsi di un ESG Data Lake per la governance dei dati

Pubblicato il 30 ott 2024



Corporate Sustainability

Preparati alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e automatizza la gestione della sostenibilità”: questo il titolo del recente webinar realizzato da Digital360 in collaborazione con Avanade e MESA.  

Il confronto, moderato da Massimo Mattone, giornalista e direttore di testata – Digital360, ha visto gli interventi di Stefano Belletti, ESG Senior Advisor presso Accompany, società del gruppo Digital360, Agostino Carniel, Data Platform Modernization Sr. Manager – Avanade, Matteo Giudici, CEO – MESA e Vincenzo Maselli Campagna, Head of Sustainability Disclosure, Reporting and Performance – Saipem.

Scenario e contesto

Il 30 agosto 2024 è stato approvato il decreto legislativo per il recepimento, anche in Italia, della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), emanata dal Consiglio Europeo a fine 2022. L’obiettivo è rendere le imprese italiane consapevoli e responsabili del proprio impatto in ambito ESG.
Le aziende impattate dalla Direttiva (CSRD) hanno non solo la necessità di recepirla – chi in tempi brevi, chi più gradualmente – ma anche quella di guidare la propria realtà verso una corretta strategia di raccolta dei dati, dei flussi e delle informazioni indispensabili per una gestione automatizzata della sostenibilità.

Adeguarsi alla Direttiva, per le aziende, non è solo una necessità, ma anche un’opportunità. Il rischio, infatti, è perdere competitività su un mercato in cui gli stakeholder (tra i quali, clienti, fornitori e sistema creditizio), tra i parametri di valutazione, pongono sempre più gli aspetti di sostenibilità al pari delle performance economiche.

Ma come fare per essere compliant alla CSRD in tempi brevi e, al tempo stesso, costruire una vision aziendale orientata alla centralità e alla governance dei dati?

Da un lato, occorre dotarsi di soluzioni ad hoc, ossia di strumenti specializzati per la gestione della sostenibilità e, in particolare, per gli aspetti di reporting, che permettano alle aziende di automatizzare il processo gestionale necessario a recepire il Regolamento, adeguarsi ai nuovi standard e svolgerlo in maniera semplificata e conforme.

Dall’altro, occorre creare in azienda un ESG Data Lake, una struttura centralizzata che consenta di raccogliere, standardizzare e rendere interoperabili i dati ESG in un unico data-model integrandoli a partire da una pluralità di fonti informative esterne ed interne e di sistemi IT (ERP, HR, dati finanziari e ambientali). Questo permetterà di costruire indicatori e metriche di sostenibilità robuste, stabili, affidabili e comunicabili a mercato e stakeholder garantendone tracciabilità e trasparenza.

Sono questi i due aspetti fondamentali della strategia di gestione automatizzata della sostenibilità analizzati durante il webinar, nel corso del quale è stato presentato anche il caso di successo di Saipem, azienda italiana leader nei settori dell’energia e delle infrastrutture e che, grazie a una vision orientata allo sviluppo sostenibile e a soluzioni e strumenti per automatizzare il reporting e la gestione della sostenibilità, sviluppati in collaborazione con MESA e Avanade, ha saputo trasformare la necessità di adeguamento alla CSRD in opportunità di crescita e creazione di valore aziendale.

CSRD e la sfida degli standard europei di rendicontazione per la sostenibilità

Le novità e l’estensione della CSRD, i nuovi standard di rendicontazione per la sostenibilità, gli impatti e le implicazioni pratiche che devono affrontare le aziende sono state le tematiche al centro dell’intervento di Stefano Belletti.

L’ESG Senior Advisor, affermando che la CSRD si inserisce nel piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile, ha chiarito come il suo obiettivo sia migliorare il reporting di sostenibilità (per sfruttare al meglio il potenziale del Mercato Unico Europeo) e il flusso di capitali verso attività sostenibili in tutta l’UE, contribuendo in tal modo alla transizione verso un sistema economico e finanziario pienamente sostenibile e inclusivo, in linea con il Green Deal Europeo e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Belletti si è soffermato sul grado di estensione della CSRD, chiarendo come l’obbligo di rendicontazione non finanziaria sia in capo a tutte le società di grandi dimensioni e a tutte le società con titoli quotati nei mercati regolamentati dell’UE (ad eccezione delle micro-imprese) secondo il seguente timing:

  1. dal 2024 alle società già sottoposte a obbligo di DNF – Dichiarazione non finanziaria (reporting in 2025);  
  1. dal 2025 alle altre grandi imprese con più di 250 dipendenti e/o 50 milioni di euro di fatturato e/o 25 
    milioni di euro di attività totali (reporting in 2026);  
  1. dal 2026 alle PMI quotate (reporting in 2027) con scelta di non adesione fino al 2028. 

L’esperto ha poi analizzato l’European Sustainability Reporting Standards (ESRS), ossia il set di standard applicativi che consentono di adempiere agli obblighi di reporting della CSRD, ed ha evidenziato la necessità di includere nella dichiarazione le informazioni su Impatti, Rischi e Opportunità (IRO) materiali dalle “operations” proprie e della relativa catena del valore.

L’azienda, infatti, dovrà rendere conto in ottica di doppia materialità per:

  • come le sue attività e la sua catena del valore influiscono sull’ambiente e sulle persone (materialità d’impatto); 
  • come le questioni legate alla sostenibilità influiscono sui flussi di cassa, sulla posizione finanziaria e sulla performance finanziaria (materialità finanziaria). 

Belletti, infine, si è soffermato sugli impatti e sulle implicazioni per le aziende, sottolineando che il percorso di accountability per la sostenibilità comporta una chiara definizione di governance e priorità strategiche, lo sviluppo di un sistema di misurazione multidimensionale e supporta un presidio consapevole e partecipato di policy e performance ESG.

Il ruolo della Data Governance nel contesto della CSRD

Quali sono le sfide nel trasformare i dati ESG per massimizzarne l’impatto?  
Agostino Carniel ha individuato tali sfide nei tre aspetti della Data Collection e Tracciabilità dei dati, della Tecnologia e della Data Governance.  

Il manager di Avanade ha osservato come i dati ESG siano distribuiti su sistemi, tecnologie e formati diversi tra loro e come i processi di raccolta di tali dati siano spesso manuali, inaccurati e incompleti, ciò potendo portare a report di sostenibilità inefficaci.
Dal punto di vista della Tecnologia, ha evidenziato Carniel, il panorama delle tecnologie dati ESG è frammentato. Vi è una conoscenza limitata delle soluzioni disponibili sul mercato e delle loro funzionalità e le aziende hanno più piattaforme tecnologiche, diverse Business Unit e usano tool diversi.
Manca una piattaforma centralizzata per l’ESG, ossia non è presente una “single source of truth” per i dati ESG.

L’esperto ha spiegato come, per le aziende, la soluzione sia dotarsi di un ESG Data Lake, ossia di una piattaforma centralizzata per la gestione dei dati relativi alla sostenibilità, progettata per raccogliere, armonizzare e processare grandi volumi di dati provenienti da diverse fonti.
L’ESG Data Lake, infatti, fornisce capacità per l’integrazione, la standardizzazione e l’elaborazione di dati legati agli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG).
La data governance nell’ESG Data Lake garantisce dati accurati, tracciabili e conformi, migliorando l’affidabilità delle analisi ESG e facilitando la trasparenza nelle decisioni aziendali.

In sintesi – ha concluso Carniel – la Data Governance ottimizza la gestione dei dati, accelerando la capacità di rispondere ai requisiti della CSRD con maggiore precisione ed efficienza.

Non solo compliance, ma anche vision di sviluppo sostenibile

Oltre alla necessità immediata per le aziende di adeguarsi alla Direttiva CSRD, il webinar ha anche evidenziato, grazie all’intervento di Matteo Giudici, l’importanza di avere una visione prospettica per il futuro, capace di trasformare l’impellenza del momento in opportunità di crescita e creazione di valore aziendale, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie emergenti quali, ad esempio, l’Intelligenza Artificiale.  

Rispetto all’emergenza del momento, il CEO di MESA ha spiegato come, a fronte dell’entrata in vigore della normativa europea e di tutti i dettagli relativi ai nuovi obblighi e data point, sia evidente che le aziende non abbiano più ragioni per soprassedere: i percorsi da seguire sono chiari e le aziende non possono che intraprenderli. Al proposito, Giudici ha analizzato le principali sfide che devono affrontare le aziende e come possano sfruttare al meglio questo tempo ridotto per conformarsi efficacemente alle nuove regolamentazioni.

Riguardo al futuro, con una vision prospettica di sviluppo sostenibile, il CEO ha chiarito, tra l’altro, come la tecnologia – pensiamo, ad esempio, all’Intelligenza Artificiale – possa avere un ruolo sempre più cruciale per supportare le aziende in un percorso di sostenibilità che certamente non si esaurirà in questa fase, ma è destinato a evolversi e ad aumentare la sua complessità

Il caso di successo di Saipem

Vincenzo Maselli Campagna ha presentato il caso di successo di Saipem, azienda di servizi che opera nei settori dell’energia e delle infrastrutture. Nonostante si tratti di una realtà molto articolata – ha spiegato Maselli Campagna – grazie ad una soluzione digitale realizzata con Avanade e MESA, l’azienda è riuscita a cogliere sia la necessità di implementare un sistema di reporting di sostenibilità integrato ed allineato ai nuovi requisiti della CSRD sia quella, più prospettica, di consolidare le basi del proprio modello aziendale di sviluppo sostenibile del business sempre più orientato al futuro ed alla generazione di valore.

Nella prima parte dell’intervento, sono state illustrate le motivazioni che hanno reso sfidante il progetto di Saipem. Prima tra tutte, la necessità di raccogliere, elaborare e rendicontare in maniera efficace i dati –  quantitativi e qualitativi, provenienti da fonti diversificate – per rispondere sia alla complessità intrinseca dell’azienda sia a quella introdotta dalla nuova normativa. Successivamente, Maselli Campagna si è soffermato sulla soluzione digitale che è stata implementata da Avanade e MESA, volta a creare le condizioni per un’integrazione globale dei dati e dei processi coinvolti.  
Occorre-chiarisce Maselli Campagna- che vi sia integrazione tra il sistema di reporting e tutti i sistemi sorgenti che alimentano o progressivamente alimenteranno un reporting di sostenibilità sempre più complesso ma sempre più affidabile. Questo, non soltanto nell’interesse degli stakeholder, primi fruitori di tutte queste informazioni, ma anche per supportare il processo di attestazione da parte del revisore, attraverso funzionalità di validazione dei dati in grado di garantirne tracciabilità e integrità.


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