Finance

Come integrare il cambiamento climatico nelle strategie finanziarie

Una speciale guida elaborata da Deloitte contiene raccomandazioni sulla rendicontazione dei rischi e delle opportunità che il fenomeno climate change può assicurare

Pubblicato il 09 Feb 2021

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In che modo l’attenzione al cambiamento climatico può essere integrata nelle strategie finanziarie delle aziende? Alcune indicazioni importanti arrivano da Deloitte, che già in una recente analisi condotta su 226 società quotate aveva fatto notare come ben il 42% delle relazioni finanziarie includesse un’informativa relativa al cambiamento climatico, seppur con livelli di dettaglio molto diversificati tra loro. Numeri che, secondo Deloitte sono destinati ad aumentare in maniera estremamente significativa nel prossimo futuro, per effetto di una crescente richiesta di trasparenza nell’informativa con riferimento ai rischi climatici.

Uno strumento utile per fornire informazioni trasparenti e chiare, elaborato da Deloitte, è la guida TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosures), con cui si individuano raccomandazioni sulla rendicontazione dei rischi e delle opportunità che il fenomeno climate change può comportare sulle performance aziendali. Quattro sono le aree aree tematiche previste: governance, strategia, gestione dei rischi, metriche e target tra di loro strettamente interconnesse. Inoltre i rischi correlati al cambiamento climatico sono distinti in due macro-categorie:

  1. i rischi fisici, associati a danni o interruzioni delle attività aziendali dovuti ad eventi climatici estremi (inondazioni, siccità, incendi, trombe d’aria, etc..). La consapevolezza dell’esistenza di tali rischi fisici consente l’identificazione di rischi e di opportunità correlati, aspetti che possono influenzare le strutture produttive, le operazioni, le catene di fornitura e distribuzione, i dipendenti e i clienti di un’azienda
  2. i rischi di transizione, correlati al processo di transizione dalla situazione attuale alla situazione prospettata di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5-2° C, come da accordo siglato a Parigi. Essi possono traslarsi in rischi derivanti: dalla ridefinizione del business model, all’obsolescenza degli asset aziendali (i cosiddetti stranded assets), alla compliance normativa, all’accellerazione repentina dell’innovazione tecnologica.

Il TCFD, però, non si ferma a elencare i rischi ma identifica anche delle aree di opportunità correlate. Tra queste:

  1. l’efficienza nell’uso delle risorse ed il conseguente risparmio di costi;
  2. la conversione delle fonti di energia in energia alternativa;
  3. il ritorno generato dal processo di innovazione del prodotto e dei servizi offerti,
  4. l’accesso a nuovi mercati o il riposizionamento in mercati già esistenti,
  5. la resilienza climatica, ovvero la capacità di adattamento per rispondere ai cambiamenti climatici allo scopo di poter rispondere in modo migliore ai rischi emergenti.

Immagine fornita da Shutterstock.

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