Transizione energetica

Il Covid-19 trascina giù le emissioni di CO2 italiane nel 2020

Secondo l’analisi trimestrale Enea, la caduta dei consumi energetici e il minore ricorso ai prodotti petroliferi ha provocato una riduzione del 12% della CO2 prodotta nel nostro Paese

Pubblicato il 08 Mar 2021

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Il rallentamento del Pil nazionale legato alla pandemia da Covid-19 ha provocato una drastica caduta della domanda energetica che, perlomeno, ha avuto l’effetto positivo di ridurre decisamente la quantità di CO2 prodotta in Italia. Queste le principali indicazioni che arrivano dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’ENEA: in particolare, nel 2020 si è assistito a una diminuzione del 10% della domanda di energia rispetto al 2019. Si tratta della contrazione più elevata dal biennio 1943-44, quando l’Italia era in piena Seconda guerra mondiale; nell’ultima grande crisi economica, nel 2009, i consumi si erano ridotti ‘solo’ del 5,7%. La caduta della domanda energetica, a sua volta, è in gran parte (60%) frutto della riduzione dell’utilizzo di petrolio e derivati. Quest’ultimo calo, è facile da capire, è a sua volta il prodotto delle forti restrizioni alla libertà di movimento delle persone, che hanno abbattuto il traffico stradale e aereo. Così in Italia, abbiamo assistito a un calo dei consumi di energia maggiore di quello del PIL (-8,9%), con conseguente riduzione dell’intensità energetica (unità di Pil per kWh).

Il minore utilizzo di fonti fossili ad alta intensità carbonica come il petrolio ha avuto delle profonde conseguenze anche sulle emissioni di CO2 del nostro Paese, che sono addirittura diminuite del 12% rispetto al 2019, tanto che sono ora inferiori del 40% rispetto ai livelli del 2005.  Più nel dettaglio, l’Analisi segnala  come il 30% della riduzione delle emissioni sia legato a fattori ‘virtuosi’ (come la riduzione dell’intensità energetica e il minor utilizzo di fonti fossili carbon intensive) e per il 70% alla contrazione del PIL.  Grazie alla riduzione dei consumi energetici totali, la quota di rinnovabili (FER) sui consumi finali è arrivata al 20% circa (+2 punti percentuali rispetto al 2019), un dato che consente all’Italia di superare il target Ue del 17% al 2020. “Se i consumi totali fossero rimasti sui livelli del 2019 la quota di FER si sarebbe fermata poco oltre il 18,1%, a conferma del fatto che la progressione verso il target stabilito nel PNIEC per il 2030 (30%) rimane lenta, e ancor più lontano risulta il nuovo target Ue. Il 2020 ha infatti segnato un ulteriore rallentamento delle installazioni di nuova capacità elettrica rinnovabile, ferme a circa 1/4 di quanto sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi 2030”, ha evidenziato Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’analisi.

Immagine fornita da Shutterstock

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