Inventari

Gas serra: diminuiti del 26,7% dal 1990, “crisi” del 6,8% nel 2021

Ispra monitora l’andamento delle emissioni dei gas serra in Italia e predispone il National Inventory Report (NIR) che serve a valutare le politiche messe in atto a livello nazionale per fronteggiare i cambiamenti climatici e il rispetto degli impegni di riduzione previsti dagli accordi internazionali

Pubblicato il 23 Ago 2022

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Le emissioni italiane totali di gas serra, espresse in CO2 equivalente, sono diminuite del 26,7% tra il 1990 ed il 2020 passando da 520 a 381 milioni di tonnellate di CO2 e dell’8,9% rispetto al 2019 grazie alla crescita negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico), all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali e alla riduzione dell’uso del carbone, ma anche alla pandemia da Covid-19 che ha portato, due anni fa, ad un periodo di blocco delle attività.

A rilevarlo è il rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) “Le emissioni di gas serra in Italia alla fine del secondo periodo del Protocollo di Kyoto: obiettivi di riduzione ed efficienza energetica” che illustra la situazione emissiva italiana alla fine del secondo periodo del Protocollo di Kyoto, sulla base dei dati trasmessi ufficialmente in accordo a quanto previsto nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC), del protocollo di Kyoto e del Meccanismo di Monitoraggio dei Gas Serra dell’Unione Europea.

L’inventario nazionale dei gas serra

Le politiche su clima ed energia stanno attraversando una fase di profonda revisione a seguito della sottoscrizione dell’Accordo di Parigi, il cui obiettivo è il contenimento dell’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C e cercando di limitarne l’aumento a 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali. L’obiettivo per l’Unione Europea è la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 40% rispetto all’anno 1990 entro il 2030.

In tale contesto è stato definito il Piano Energia e Clima (PNIEC), con il quale vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di gas serra, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento.

Nel gennaio 2021, l’Italia ha pubblicato la Strategia nazionale di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra (LTS), che individua i possibili percorsi per raggiungere al 2050 una condizione di “neutralità climatica”, nella quale le residue emissioni di gas a effetto serra sono compensate dagli assorbimenti di CO2 e dall’eventuale ricorso a forme di stoccaggio geologico e riutilizzo della CO2.

Per valutare le politiche messe in atto a livello nazionale per fronteggiare i cambiamenti climatici e il rispetto degli impegni di riduzione delle emissioni previsti dagli accordi internazionali, è fondamentale monitorare l’andamento delle emissioni dei gas serra. In Italia, è l’Ispra a svolgere questa funzione, essendo responsabile della predisposizione e comunicazione del National Inventory Report (NIR) sulle emissioni di gas serra, nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), del Protocollo di Kyoto e del Meccanismo di Monitoraggio delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea.

Emissioni nazionali di gas climalteranti nel 2020 per categorie settoriali (proporzione stimata in base al contributo di CO2 equivalente)

L’andamento delle emissioni di gas serra

In generale, le categorie emissive che contribuiscono maggiormente alle emissioni nazionali di gas climalteranti sono quelle del settore Energia: industrie energetiche, manifatturiere, i trasporti, il residenziale e i servizi sono responsabili, complessivamente, di oltre il 78% delle emissioni totali nazionali nel 2020. Il settore Agricoltura (a cui abbiamo stato dedicato un articolo di approfondimento che puoi leggere QUI) e le categorie emissive dei Processi industriali ed uso di altri prodotti (IPPU) sono responsabili dell’8,6% e 8,1%, rispettivamente, mentre il settore Rifiuti contribuisce al restante 4,9% alle emissioni totali.

Le emissioni di gas serra del settore energetico sono diminuite del 20,7% dal 1990 al 2020, il settore dei trasporti (che rappresenta il 28,6% del totale delle emissioni di energia) ha registrato una diminuzione del 16,4% dal 1990 al 2020 dovuta alla riduzione delle percorrenze complessive (veicoli-km) e delle emissioni dovute al lockdown. Sempre rispetto al 1990, diminuiscono le emissioni provenienti dal settore delle industrie energetiche del 41% nel 2020, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica (da 178,6 Terawattora – TWh – a 181,3 TWh) e dei consumi di energia elettrica (da 218,7 TWh a 283,8 TWh); mentre si è osservato un aumento (pari allo 0,2%) delle emissioni negli altri settori, incluso il residenziale, che nel 2020 rappresentano il 26,5% del totale delle emissioni settoriali.

Sulla base dei dati disponibili per il 2021, ci si attende un incremento delle emissioni di gas serra a livello nazionale del 6,8% rispetto al 2020 a fronte di un aumento previsto del PIL pari al 6,5%. L’andamento stimato è dovuto ad un incremento delle emissioni, in particolare per l’industria (9,1%) e i trasporti (15,7%). Anche per la produzione di energia, nonostante la riduzione nell’uso del carbone (-35,2%), si stima un aumento del 2,2% a causa degli incrementi per tutti gli altri vettori energetici. L’incremento nei livelli di gas serra stimato per il 2021 rispetto al 2020 è conseguenza della ripresa della mobilità e delle attività economiche, ma non altera il trend di riduzione delle emissioni e di miglioramento dell’efficienza energetica registrato negli ultimi anni.

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