Scienza

Climate change: l’Enea nel progetto Ue per contrastare inondazioni e ondate di calore

Ben 17 partner di 8 Paesi europei, tra cui l’Agenzia nazionale, l’Università Federico II e il Comune di Napoli per l’Italia, sono i protagonisti di Knowing, l’iniziativa che mira a definire strategie sempre più efficaci di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico

Pubblicato il 18 Gen 2023

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Definire strategie sempre più efficaci di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico, salvaguardando la fertilità del suolo e contrastando ondate di calore e inondazioni. È quanto si propone il progetto europeo Knowing, finanziato dal programma Horizon Europe con oltre 6 milioni di euro, al quale partecipano 17 partner di 8 Paesi Ue, tra cui ENEA, Università Federico II e Comune di Napoli per l’Italia. Proprio il capoluogo campano sarà uno dei quattro casi studio internazionali in cui saranno identificati gli interventi necessari a fronteggiare il rischio da inondazioni costiere, legato all’innalzamento del livello del mare e a eventi meteorologici estremi. Gli altri territori ‘laboratorio’ saranno Tallinn (Estonia) per le ondate di calore, Granollers (Spagna) per le alluvioni fluviali e la regione del Sud Westfalia (Germania) per la fertilità del suolo. Ai test sulla trasferibilità globale dei risultati raggiunti parteciperà anche la città vietnamita di Ho Chi Min (la ex Saigon).  

ENEA si occuperà di elaborare dati sul clima ad alta risoluzione spaziale, da utilizzare in ulteriori modelli di impatto come quelli idrologici ed energetici; grazie ai nostri modelli climatici regionali saremo in grado di ottenere e fornire informazioni a scala continentale, e via via sempre più dettagliata, sulle variabili atmosferiche e oceaniche rilevanti per i rischi che ci si propone di analizzare”, spiega Giovanna Pisacane, ricercatrice ENEA del Laboratorio Modellistica climatica e impatti. “Tuttavia, se  i modelli climatici ci permettono di conoscere e di valutare l’impatto diretto dei cambiamenti climatici, è ancora incerta la conoscenza di come cambieranno le nostre vite e saranno influenzati la nostra salute, i trasporti, l’edilizia, l’agricoltura e le infrastrutture critiche, perché non sappiamo come tutti questi elementi reagiranno insieme. E, proprio questa incertezza – sottolinea la ricercatrice – complica la pianificazione di politiche di mitigazione e di adattamento e condiziona l’efficacia delle soluzioni messe in atto”.

Verso strategie di mitigazione e adattamento efficaci

È per questo motivo che il progetto ‘Knowing’ adotterà un approccio interdisciplinare basato sulla dinamica dei sistemi naturali e antropici e sull’analisi comportamentale, per identificare e, dove possibile, percorrere traiettorie di mitigazione e di adattamento realistiche ed efficaci. “Questo permetterà di evitare che le misure di adattamento possano causare effetti imprevisti in altre aree oppure che gli obiettivi di mitigazione climatica vengano messi a rischio da misure di adattamento ad alta intensità di emissioni climalteranti”, aggiunge Pisacane.

Il progetto svilupperà anche strategie di comunicazione per coinvolgere amministratori, cittadini, imprese e associazioni, con lo scopo di diffondere i concetti di “alfabetizzazione climatica”, migliorare la consapevolezza delle correlazioni e dei potenziali conflitti tra le misure individuate e, infine, accrescere il consenso e il supporto da parte degli attori pubblici e privati coinvolti.

Focus anche sulla trasformazione dei comportamenti

Finora numerosi studi e interventi sul campo hanno dimostrato che l’impatto delle misure di adattamento e di mitigazione non è limitato al settore in cui vengono implementate; anzi, le interazioni intersettoriali possono portare a effetti a cascata che possono avere conseguenze indesiderate e persino contrastare l’intenzione iniziale. Per esempio, la costruzione di infrastrutture oppure la produzione di tecnologie necessarie per l’adattamento al cambiamento climatico possono determinare un aumento delle emissioni di CO2, mettendo a rischio le strategie di mitigazione. Così come i fattori comportamentali, che spesso interferiscono con l’esito pianificato delle misure al servizio degli obiettivi fissati. “Il maggiore utilizzo dei sistemi di raffrescamento nelle abitazioni durante le ondate di caldo oppure l’impiego dell’autovettura anche per brevi spostamenti contribuiscono all’aumento dei consumi energetici, delle emissioni inquinanti e del flusso di calore antropico, responsabili delle cosiddette isole di calore in città. Oppure, sul fronte agricolo, terreni più aridi richiedono modifiche al tipo di coltura e, in questo caso, invece di modificare le proprie abitudini alimentari, i consumatori acquistano prodotti importati, con il risultato di indebolire l’economia locale e di contribuire all’aumento delle emissioni dovute al trasporto delle merci. Il nostro compito, quindi, sarà quello di lavorare per ottenere risultati su tre fronti: progresso della scienza climaticabilanciamento delle misure di adattamento e di mitigazione grazie a un approccio integrato e trasformazione dei comportamenti”, conclude la ricercatrice ENEA.

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