Ricerche

L’Italia delle Cleantech: luci e ombre della filiera industriale nazionale

Una ricerca di Enel Foundation realizzata con Althesys ed Elettricità Futura mette in evidenza la debolezza italiana nella fornitura di componenti specifiche per gli impianti solari ed eolici

Aggiornato il 09 Feb 2023

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Proprio nel momento in cui l’Unione Europea ha lanciato il suo programma per la ripartenza industriale delle Cleantech, arriva uno studio che mappa in maniera esaustiva l’attuale stato della filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e la smart energy (DESIRE, Digital, Efficient, Sustainable, Innovative, Renewable Energy) e le sue prospettive future. La ricerca, intitolata “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030” e realizzata Enel Foundation realizzato con Althesys ed Elettricità Futura, mette in evidenza come in Italia aziende attive, in tutto o in parte, in questi business siano 790, di cui quasi 400 specializzate. Una filiera che presenta attualmente un valore della produzione di circa 12,4 miliardi di euro e conta oltre 37.000 addetti. Parliamo di segmenti come le tecnologie per la generazione da rinnovabili alle infrastrutture, dall’elettrificazione della mobilità alla digitalizzazione. I risultati I risultati dell’analisi restituiscono un quadro articolato: la copertura della domanda nazionale di tecnologie è consistente per apparecchiature elettri che generiche per la generazione, componenti reti, bioenergie, geotermico, ricarica, pompe di calore e servizi, sufficiente per componenti idroelettrico e digitalizzazione e insufficiente nelle componenti solare, eolico, accumuli e mobilità elettrica. Più nel dettaglio, grazie a diverse aziende attive nel settore dei trasformatori, inverter, cavi, morsetteria e altre apparecchiature e componenti per la trasmissione e distribuzione di energia, l’Italia appare ben posizionata nei segmenti delle componenti reti e apparecchiature generiche per la generazione di energia elettrica. Inoltre, il tessuto imprenditoriale nazionale è in grado di fornire tutti i servizi necessari in ogni comparto, dalla generazione all’elettrificazione. Lacune evidenti appaiono invece nella fornitura di componenti specifiche per gli impianti solari ed eolici, dove l’offerta, sebbene presente, pare poco sviluppata. In questo comparto, infatti, si trovano aziende con valore della produzione sotto il mezzo miliardo di euro o dedicate solo in minima parte a questo business. Per quanto riguarda la digitalizzazione si tratta di un’area soprattutto presieduta da aziende di servizi e/o componenti con applica zioni rivolte in genere ad una pluralità di settori ed applicazioni. L’Italia appare soprattutto attiva nella digitalizzazione civile e la maggior parte delle società sono centrate sul mercato nazionale. Uniche eccezioni sono le filiali produttive di grandi gruppi internazionali che però non sono specializzate nella filiera.

In generale rimane, invece, piuttosto limitato il presidio delle attività di frontiera, cioè quelle più innovative, con una forte componente di R&S e ancora nelle fasi embrionali del ciclo di sviluppo delle tecnologie. Secondo lo studio si tratta di un risultato coerente con il quadro complessivo del sistema industriale italiano, nel quale prevale la ricerca applicata e lo sviluppo industriale. Fattore che però costituisce allo stesso tempo un punto debole, ponendo un’ipoteca molto forte sul futuro del sistema industriale italiano. Non a caso gli autori della ricerca evidenziano su come sia “ indispensabile agire su questo fronte, spingendo sulla ricerca di base e sul trasferimento tecnologico, favorendo lo sviluppo di una pipeline di progetti imprenditoriali che affondino le radici nella ricerca”.

I dati sulla filiera industriale nazionale non si discostano particolarmente dallo scenario europeo, caratterizzato dalla mancanza di impianti produttivi di grande scala, le cosiddette gigafactories, e da una scarsità di materie prime strategiche impedisce all’industria europea di soddisfare la domanda interna in vari settori delle tecnologie per l’energia. Dalla ricerca traspare poi un notevole pessimismo sulla capacità del Vecchio Continente di invertire la rotta: “Pare arduo colmare il divario dell’industria manifatturiera delle tecnologie energetiche rispetto ai concorrenti inter nazionali a causa degli ostacoli posti da economie di scala e reperibilità dei materiali. L’unica via percorribile per l’Europa rimane l’incremento dell’intensità di R&S, spingendo sull’innovazione per guadagnare posizioni di leadership sulle tecnologie non ancora mature”.

La grande domanda, naturalmente, è cosa cambierà con questi numeri con l’avanzata attesa della transizione energetica. Secondo Elettricità Futura l’Italia dovrebbe allacciare alla rete 85 GW di nuove rinnovabili al 2030, portando all’84% le rinnovabili nel mix elettrico. Raggiungendo questo traguardo, nei prossimi 8 anni l’Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas con un risparmio di 110 miliardi di euro. Se la filiera nazionale coprisse l’intero fabbisogno tecnologico al 2030 (scenario Saturation-DESIRE), gli effetti cumulati in un decennio arriverebbero fino a 361 miliardi, con 540.000 posti di lavoro nello scenario REPowerEU. Le ricadute medie annue della filiera, secondo i diversi scenari sono tra i 10,5 e i 40,1 miliardi di euro, un dato quest’ultimo superiore al valore della produzione di settori come il farmaceutico e il metallurgico e pari al 2% del Pil italiano.

Articolo originariamente pubblicato il 09 Feb 2023

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