Madeinadd Point of View

Additive Manufacturing, verso una produzione resiliente, human-centered e sostenibile

Uno sguardo concreto a come l’Additive Manufacturing sia in grado di porre le basi per una profonda trasformazione della produzione industriale verso un approccio più umano, sostenibile e resiliente nella visione di Gerardo Di Filippo, CEO Madeinadd

Pubblicato il 29 Nov 2023

Immagine di asharkyu da Shutterstock

All’interno del paradigma nascente dell’Industria 5.0, dove i temi della digitalizzazione, della sostenibilità, della continuità operativa e della centralità della persona convergono, l’Additive Manufacturing si posiziona come una delle tecnologie abilitanti.

La natura stessa di questo approccio produttivo spinge in una direzione che permette di abbracciare nuovi modelli di produzione sostenibile che, se integrati con tecnologie come l’intelligenza artificiale, sono in grado di efficientare la produzione riducendo al minimo consumi e sprechi.

L’opportunità che si prefigura riguarda anche la fase di progettazione e restituisce ad aziende di qualsiasi settore e dimensione la possibilità di fare propria una filosofia produttiva che sposa intrinsecamente le logiche della sostenibilità.

Con piattaforme come Madeinadd, viene messa in capo all’essere umano la responsabilità di decidere quando e come tramutare in un oggetto fisico il prototipo digitale, abbattendo le barriere d’ingresso spesso legate alla mancanza di competenze adeguate, a cui si sopperisce con un ecosistema digitale che accompagna il cliente in ogni fase del processo.

Oltre alla opportunità di poter contare su una supply chain digitale, questo approccio abilita la possibilità di selezionare la catena di fornitura che meglio assicura il rispetto degli standard ESG e quindi consente di attuare i benefici legati all’approvvigionamento sostenibile. Una prospettiva che ESG360 ha voluto approfondire con il CEO di Madeinadd, Gerardo Di Filippo.

Gerardo Di Filippo, CEO di Madeinadd

Su quali basi poggia la relazione che intercorre tra Additive Manufacturing e Industria 5.0?

L’Additive Manufacturing è considerata una delle principali tecnologie abilitanti del paradigma dell’Industria 5.0 insieme a manifattura avanzata, realtà aumentata, cloud, cybersecurity e altre.

Di per sé, la manifattura additiva fa perno su un approccio produttivo che sposa il concetto di sostenibilità perché permette di creare un oggetto tridimensionale aggiungendo materiale “layer by layer” il che, rispetto alle tecniche sottrattive, consente di ridurre drasticamente i materiali di scarto.

Oltre a ciò, il “filo” che lega la manifattura additiva all’evoluzione dell’industria, ai fattori di automazione e digitalizzazione riguarda i temi della sostenibilità, della centralità dell’essere umano e della resilienza, come componenti intrinseche alla stampa 3D.

C’è poi un tema che attiene alla capacità di produrre on demand che elimina la necessità di un magazzino fisico che può essere trasformato in inventario digitale. In questo modo, si riduce la carbon footprint legata all’occupazione di spazio e al consumo energia connesso alla manutenzione.

Un altro aspetto riguarda la possibilità di produrre un componente o un prodotto finito il più vicino possibile al luogo di utilizzo. E considerando che non sono le merci a viaggiare, ma i file digitali, si abbattono i costi e l’impronta logistica della catena del trasporto.

Come si posiziona e qual è l’offerta di Madeinadd rispetto al legame tra Addictive Manufacturing e Industria 5.0?

Madeinadd nasce come piattaforma digitale che avvicina domanda e offerta, abbatte il costo e facilita l’accesso a tecnologie e processi di manifattura additiva. Contiamo su un team di ingegneri che supporta i clienti nell’approcciare un progetto di Additive Manufacturing e che assolve sia all’esigenza di ingegnerizzare un’idea che di realizzare un pezzo finito adattando le tecniche sottrattive alle logiche della produzione additiva.

Grazie ai partner, Madeinadd può contare su una capacità produttiva che copre le principali tecnologie di stampa 3D, anche a livello di post-processo, validazione e spedizione del prodotto finito. Qui interviene un processo di scouting continuo di nuove tecnologie e materiali che ci permette di ampliare l’offerta in maniera continuativa.

Al di sopra di tutto ciò, si innesta un ecosistema digitale che fornisce un punto di ingresso facilitato e immediato tanto ai clienti quanto ai partner. A livello front-end, il cliente può ricevere velocemente un preventivo sulla base di un disegno in 3D; lato back-end, la piattaforma mette a punto una supply chain digitale per ogni progetto in termini di dove il pezzo viene prodotto e in quanto tempo viene consegnato, fornendo un costo al cliente.

Un punto che va ancora a favore della sostenibilità riguarda la possibilità di avvicinare la produzione al cliente finale scegliendo il partner più vicino geograficamente. La direzione verso cui stiamo andando è una sempre maggiore automatizzazione di questo processo, verso quella che chiamiamo la “control tower”, motore che gestisce la piattaforma, che prenderà input e assocerà uno scoring ESG anche al fornitore collegato alla commessa per scegliere il progetto più ecosostenibile. Inoltre, collaboriamo con partner logistici che attuano dei programmi specifici di riduzione dell’impronta di carbonio. Il cliente avrà la possibilità di scegliere, ad esempio, tra il progetto più veloce o quello a minor impatto.

Ma c’è anche un tema che attiene alla centralità delle persone inteso come avvicinamento e accompagnamento al digitale. La piattaforma offre ai clienti una knowledge base con la possibilità di eseguire diversi test sullo stesso prodotto. Al contempo, nei progetti di advisory che coinvolgono gli ingegneri, avviene un trasferimento di conoscenza al cliente nell’ottica di poter lavorare con sempre maggiore autonomia.

Infine, il fatto che la piattaforma elimini la necessità del cliente di doversi dotare di capacità produttiva e competenze in casa rende le aziende più resilienti perché non devono sostenere investimenti che spesso poi si rivelano non ripagati.

Qual è il ruolo dell’innovazione digitale nell’avvicinare l’Additive Manufacturing ai principi della produzione sostenibile?

L’Additive Manufacturing senza digitale non potrebbe esistere perché nasce da un file digitale per la stampa 3D. Ma la catena produttiva può essere trasformata da fisica a digitale end-to-end non solo dal momento in cui si decide di produrre, ma anche di trasformare un magazzino fisico in uno digitale.

Una grande opportunità per tutti quei settori come oil and gas, automotive e aerospace, dove ci sono tanti prodotti di componentistica con degrado soggetta a ricambi. Il ciclo di vita di un prodotto come un aereo o un treno o una turbina potrebbe essere più lungo rispetto alla durata di chi produce i ricambi. Il rischio di avere bisogno di ricambi quando non esistono più i produttori è elevato. Con la manifattura additiva si possono trasformare i ricambi in file digitali e produrli on demand. Tanto che i player più grossi hanno creato centri di produzione e ricerca in house sull’Additive Manufacturing.

Come Madeinadd facilitiamo questo percorso offrendo un servizio di inventario digitale che permette di decidere in una seconda fase se produrre o meno, ma intanto si creano gli asset necessari nella forma di file 3D pronti per la stampa.

A tutto questo si deve aggiungere un layer costituito dall’ecosistema digitale di Madeinadd che innesca ulteriori dinamiche come l’interazione tra cliente e piattaforma per semplificare l’accesso alle tecnologie 3D tramite per esempio l’intelligenza artificiale. O il 3D Viewer, lanciato a Novembre 2023 e che sarà oggetto di continui miglioramenti, destinato a svolgere un ruolo di grande importanza.

Quali competenze sono necessarie per attuare logiche di produzione con la stampa 3D?

Lato competenze, la considerazione da fare è che per usufruire appieno dei benefici nel campo dell’Additive Manufacturing bisogna “pensare per additive”. Applicando questo approccio, e cioè iniziando a ragionare in ottica additiva fin dall’inizio del progetto, darebbe la possibilità di ottenere dei vantaggi che vanno al di là della riduzione peso e costi grazie al redesign (ottimizzazione del disegno in ottica additive).

In un certo senso, l’“attitudine” a produrre con la stampa 3D consente di sbloccare combinazioni inimmaginabili ragionando in sottrattivo perché permette di effettuare personalizzazioni e geometrie complesse che abilitano use case inediti.

Per supportare i clienti ad adottare questo tipo di approccio, ed in generale per ridurre la barriera di ingresso all’additive, stiamo lavorando ad un’offerta formativa che consentirà ai clienti di accedere dei percorsi di certificazione modulari sull’Additive Manufacturing per aiutare ad abbattere uno degli scogli all’ingresso che è la conoscenza.

Come e dove state investendo per continuare a innovare in questo settore?

Investiamo nello scouting delle tecnologie e dei materiali più interessanti. Su questo fronte lavoreremo anche con i partner per capire se ci sono aree dove potenzialmente investire assieme. Abbiamo anche un know how che ci è stato trasferito dai soci fondatori di Madeinadd. Mi riferisco in particolare a MIMETE (Fomas Group), startup innovativa nelle polveri metalliche per la stampa 3D, per quanto riguarda la competenza sui materiali, e a Punch Torino (Gruppo Dumarey) per le competenze ingegneristiche e di processo sull’additive.

Un’altra area di investimento riguarda l’ecosistema digitale front-end con il cliente e con i fornitori. Lavoriamo a livello di intelligenza artificiale per raccogliere gli input dei clienti e qualificarli al meglio, in modo da aiutarli a passare rapidamente dal 2D al 3D, offrendo la possibilità di creare un progetto per l’Additive Manufacturing da zero. A livello di back-end, lavoriamo alla creazione di una supply chain digitale legata al singolo progetto e all’ingresso in azienda di competenze adeguate a rafforzare la formazione delle nostre persone.

Possiamo citare un caso di studio in particolare in cui Madeinadd ha contribuito a migliorare la sostenibilità e l’efficienza di un cliente tramite la stampa 3D?

Come anticipato, ogni progetto in additivo porta con sé una componente di miglioramento sostenibilità. Un esempio particolarmente illuminante per mostrare le potenzialità dell’additive in tal senso è quello di un cliente Automotive che ci ha commissionato la creazione di un componente per un motore ad idrogeno. In questo caso si tratta di un “pezzo” che può essere prodotto soltanto con la stampa 3D. Quindi in questo caso l’Additive Manufacturing si posiziona come abilitatore di una tecnologia propulsiva a zero emissioni, risultato che non potrebbe essere conseguito diversamente.

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Claudia Costa

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