Analisi

La sostenibilità nell’era del cloud computing: le azioni da intraprendere

Le organizzazioni stanno cercando di ridurre il loro impatto ambientale attraverso il cloud computing, ma devono affrontare sfide di selezione e monitoraggio dei KPI e devono farlo in fretta. L’analisi di Neil Thacker, CISO Emea di Netskope

Pubblicato il 21 Apr 2023

Neil Thacker, CISO Emea di Netskope

Nel novembre 2021, la COP26 (la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) ha alzato più che mai l’attenzione sulla necessità urgente di mettere in atto azioni opportune per proteggere il nostro ambiente. Il presidente Charles Michel, a nome dell’Unione europea al vertice dei leader mondiali COP 26, aveva dichiarato: “L’umanità ha mosso guerra alla natura: dobbiamo porvi fine. Il pianeta Terra è l’unica casa che abbiamo. È necessario limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. Dobbiamo agire subito, insieme.”

C’erano già molti indizi che indicavano questa urgenza.

Un sondaggio condotto da SAP su 7.000 leader aziendali nel 2021 aveva rilevato che le organizzazioni sono “estremamente motivate” a intraprendere azioni ambientali, ma devono affrontare una profonda responsabilità organizzativa e problemi di selezione e monitoraggio dei KPI. Mentre il 17% degli intervistati aveva affermato di avere già la sostenibilità nelle proprie “schede di valutazione delle prestazioni personali”, più della metà (53%) stimava che la sostenibilità sarebbe stata inclusa nelle proprie schede di valutazione personali entro il 2022, poiché investitori e clienti richiedono sempre più maggiore trasparenza dai fornitori sulla sostenibilità. 

Anche da un’indagine di Gartner sulle priorità dei CEO per il 2022-2023 è emerso che i CEO hanno inserito la sostenibilità ambientale tra le prime 10 priorità aziendali. Il 74% ha confermato che i crescenti sforzi ambientali, sociali e di governance (ESG) attirano gli investitori verso le proprie attività e tra l’80% di chi ha dichiarato di voler investire in prodotti nuovi o migliorati nel 2022-2023, la sostenibilità ambientale è stata citata come il driver più grande.  

Anche in Netskope avevamo fatto una previsione a novembre 2021, sostenendo che i fornitori di servizi cloud avrebbero dovuto condividere una metrica della loro impronta di carbonio e dettagli sulla loro agenda ‘green’. Ma il 2022 è stato un anno inaspettatamente complicato per molte organizzazioni alle prese con un’inflazione elevata, scarsità di talenti e problemi nella catena di approvvigionamento: ha quindi ancora importanza la sostenibilità?

Perché la sostenibilità è ancora importante e il ruolo sottovalutato dell’IT

Sebbene in alcune previsioni si sosteneva che tempi economici più difficili avrebbero portato a una riduzione delle risorse disponibili per gli sforzi di sostenibilità, in realtà tempi più magri stanno effettivamente avendo l’effetto opposto. I leader aziendali stanno capendo che ciò che è buono per il pianeta potrebbe effettivamente esserlo anche per loro. Un forte impegno sulla sostenibilità attrae i consumatori, stimolando le vendite. McKinsey ha riferito che oltre il 70% dei consumatori pagherebbe di più per prodotti con buone credenziali “green”. E le riduzioni del consumo di energia hanno un impatto positivo sia sugli obiettivi ambientali che sui profitti. Gli sforzi per la sostenibilità possono anche ridurre i costi operativi, rendendolo un saggio obiettivo aziendale in tempi di incertezza economica.

Naturalmente, quando si parla di sforzi organizzativi ambientali si parla di obiettivi interdipartimentali, ma non sottovalutiamo la centralità dell’IT.  Si stima che i data center siano oggi responsabili di circa il 3% del consumo di energia a livello globale. E il cloud computing ha un’impronta di carbonio maggiore rispetto al settore aereo; un fatto sorprendente per molti che evitano i voli a lungo raggio ma non pensano all’impatto della loro dipendenza dai social media. Quindi cosa stanno iniziando a fare esattamente le organizzazioni?

Le organizzazioni scelgono il cloud computing per la sostenibilità

Le organizzazioni stanno riducendo il loro impatto ambientale passando al cloud. Sembrerebbe in controtendenza con quanto appena affermato, ossia che il cloud computing ha un’enorme impronta di carbonio. Vero, ma se dovessimo spostare tutti quei dati, servizi ed elaborazione fuori dal cloud ed eseguirli in data center privati e su dispositivi locali, la situazione sarebbe notevolmente peggiore.

Molti data center stanno alzando la temperatura dei termostati consentendo temperature maggiori all’interno dei loro spazi. Si discute da tempo sul fatto che temperature più calde non influirebbero materialmente sulle prestazioni dell’hardware e quindi non vi è alcuna giustificazione per il raffreddamento dell’aria al di sotto dei 20 gradi Celsius (alcuni dei data center hyperscale ora raggiungono i 30 gradi). Tuttavia, questa discussione non è ancora risolta poiché ora ci sono alcune prove che attestano che mentre il consumo di energia diminuisce a causa di un ridotto fabbisogno di aria condizionata estesa, l’hardware però assorbe effettivamente più energia quando fa più caldo.

Questa discussione durerà ancora a lungo e Peter Judge di DataCentre Dynamics ne parla in questo articolo Warm data centers – is the consensus over? in modo abbastanza approfondito. L’altra tecnologia del data center da tenere d’occhio dal punto di vista della sostenibilità è il raffreddamento a circuito chiuso, che in molti casi sta sostituendo i sistemi a pavimento sopraelevato. In un sistema a circuito chiuso, l’aria raffreddata viene riciclata. Funziona in modo più efficace, utilizza molta meno energia ed è anche più efficiente nel trasferire il calore lontano dalle fonti di emissione.

Analisi comparativa e misurazione sono fondamentali per guidare la sostenibilità

Entrambi i punti di cui sopra mostrano la complessità della discussione che ruota attorno alla salvaguardia dell’ambiente e dimostrano che l’analisi comparativa e la misurazione sono fondamentali per il miglioramento. I CIO stanno iniziando a rendersi conto della centralità del loro ruolo nella raccolta, condivisione e analisi di dati accurati e tracciabili, per guidare gli sforzi di sostenibilità. Senza la raccolta e la gestione strategica dei dati, opereremo tutti al buio quando cercheremo di determinare se tutti i nostri migliori sforzi stanno facendo la minima differenza.

L’ultimo punto su cui si discute riguarda la riduzione dei rifiuti. A volte può significare ridurre l’imballaggio o puntare sul ricondizionamento o donare hardware a fine vita (riducendo i rifiuti in discarica). A volte significa guardare alla catena di approvvigionamento e porsi domande critiche sulla provenienza dei prodotti e su dove serve che vengano spediti (hai un singolo lavoratore remoto in un altro continente? Magari evita una soluzione hardware che richiede una distribuzione fisica globale). Tieni presente che i maggiori guadagni possono spesso essere ottenuti come parte di un progetto di trasformazione e possono essere guidati da un obiettivo primario diverso. La riprogettazione dell’infrastruttura di sicurezza e di rete potrebbe, ad esempio, ridurre gli sprechi?

Non vi è dubbio che questi punti specifici andranno incontro a maggiori sfide entro la fine del 2024. Gli scienziati, dal canto loro, continuano ad ammonire sul fatto che abbiamo poco tempo a disposizione per sistemare le cose e iniziare a fare i cambiamenti necessari prima che il nostro ambiente sia irreparabilmente danneggiato. 

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