Sustainability manager

Bruschi, Reda: i tre pillar della nostra strategia: Sostenibilità, Trasparenza e Circolarità

A colloquio con Luca Bruschi, Head of Sustainability, di Reda, azienda di riferimento nel mondo del tessile sulle strategie e sulle azioni per raggiungere obiettivi di sostenibilità con forme di collaborazione e coinvolgimento a tutti i livelli e con una costante attenzione agli standard e ai KPI

Pubblicato il 22 Dic 2021

Luca Bruschi, Head of Sustainability Reda

Per alcune aziende la sostenibilità è un percorso che parte da lontano e che abbraccia tante realtà e tanti “stakeholder”. Un bell’esempio in questo senso è rappresentato da Reda, azienda di eccellenza nel Made in Italy, con una importante presenza globale e con esperienze, pratiche e metodi di lavorazione che pongono i temi della sostenibilità al centro delle sue attività. Un approccio, quello del brand biellese che si basa su un forte rapporto di social responsibility verso i territori in cui opera, con tante e diverse forme di collaborazione con partner e fornitori. Per raccontare la strategia e le azioni di Reda in relazione agli obiettivi di sostenibilità abbiamo incontrato Luca Bruschi, Head of Sustainability dell’azienda.

Quali sono i principali obiettivi direttamente e indirettamente legati alla sostenibilità?

Va detto subito che il percorso verso la sustainability è sostenuto da un fortissimo commitement del top management che si concretizza poi in tante scelte e decisioni. Si parte dalle attività volte a garantire il controllo e la certificazione delle materie prime e si prosegue con la identificazione di processi produttivi più adeguati al fine di ottenere la migliore qualità con la corretta gestione delle risorse e si arriva ai prodotti finiti. Ma la sostenibilità è anche nella responsabilità e nell’impegno verso i territori in cui l’azienda opera e in questo senso si colloca la scelta di diventare una B-Corp, in un percorso che ha permesso di dimostrare ufficialmente il raggiungimento di obiettivi che fanno parte da sempre del DNA aziendale. In concreto si può dire che Reda lavora da tempo per una mission che unisce l’obiettivo di produrre profitti per gli azionisti con l’obiettivo di produrre benefici per tutti gli stakeholder, il tutto con un modello di governance che guarda a tutte le dimensioni della sostenibilità.

Possiamo vedere qualche esempio?

La catena di fornitura della lana responsabile, che per noi deve essere etica, tracciata, attenta alla gestione delle risorse. Per questo ci siamo presi l’impegno di collaborare attivamente con tutti gli attori della catena di fornitura allo scopo di produrre e operare in modo responsabile. In particolare, se guardiamo al nostro impegno in Italia, questo significa adottare tecnologie avanzate che permettono una gestione ridotta e controllata dei prodotti chimici, che consentono di adottare metodiche e pratiche per migliorare l’uso e il consumo di acqua o di energia, ma che garantiscono anche il mantenimento e il controllo di elevati standard di sicurezza e di garanzia per la salute nei luoghi di lavoro. I temi in cui si articola questo impegno sono tanti e comprendono anche la valorizzazione e l’attenzione verso le persone che lavorano in azienda in termini di empowerment e di sviluppo professionale; il sostegno verso le associazioni locali e le istituzioni scolastiche, allo scopo di promuovere la cultura e i valori del territorio a cui si aggiunge un contributo al mantenimento dell’identità del territorio biellese che rappresenta il cuore pulsante delle attività. Ma la “filiera degli stakeholder” comprende naturalmente anche i clienti ed è importante il lavoro che si sta facendo per trasferire i valori della sostenibilità e i risultati che si stanno raggiungendo anche verso i clienti. In questo senso è determinante saper trasferire i dati relativi alla sostenibilità e alla tracciabilità con informazioni sempre più dettagliate e trasparenti che contribuiscono alla crescita di una maggiore conoscenza sui temi ambientali. C’è poi un impegno anche di tipo culturale che si concretizza nella comunicazione sul ruolo che svolge tutto questo lavoro a livello di innovazione per permettere di produrre e consegnare prodotti con un ridotto impatto ambientale e con un uso delle risorse sempre più responsabile.

Come si coniuga questa visione della sostenibilità e dell’impresa in relazione agli obiettivi di business di Reda?

In un modo molto chiaro e semplice, la nostra azienda vive il rapporto tra l’azione imprenditoriale e l’ambiente in tutte le sue declinazioni ed è al centro di una strategia che conta appunto su tre grandi pillar: Sostenibilità, Trasparenza e Circolarità.

Facciamo un passo indietro e vediamo da dove arriva questo tipo di attenzione anche dal punto di vista della cultura e della sensibilità dell’azienda, quali sono i passaggi principali di questo percorso?

Va ripetuto che lo stimolo più importante arriva dai titolari e dalla direzione. Famiglia e azionisti sono fortemente focalizzati su queste tematiche da lungo tempo. Se possiamo far risalire ai primi anni Duemila il momento in cui si consolida una presa di coscienza del Fashion nei confronti delle tematiche ambientali, possiamo dire che già in quegli anni Reda era un’azienda che si misurava con quelle problematiche e le affrontava ad esempio impostando forme di collaborazione responsabile con i propri fornitori, come nel caso delle aziende di allevamento di pecore in Nuova Zelanda. Già in quegli anni c’era un atteggiamento che univa la doverosa attenzione alla qualità della materia prima, ovvero della lana, all’attenzione verso il contesto in cui operavano quelle aziende, che erano e che sono tuttora molto di più che “semplici” fornitori, ma attori di una catena del valore complessa che per essere sostenibile deve prestare la massima attenzione a tutte le sue componenti, nessuna esclusa.

Tra i passaggi più importanti c’è anche la scelta di diventare B-Corp?

 

Naturalmente e anche quella decisione è nata per volontà della famiglia e del comitato strategico che sovrintende al percorso e ai progetti legati alla sostenibilità. C’è una famiglia che crede nel valore della sostenibilità con una strategia chiara e un piano d’azione che negli ultimi anni ha portato alla creazione di molti team interfunzionali che consentono di recuperare le informazioni più importanti e che facilitano la cooperazione. Un esempio in questo senso è rappresentato dal progetto dell’area HR che grazie alla attivazione di una intranet dedicata mette a disposizione informazioni importanti che consentono di aumentare la consapevolezza e la motivazione su questi temi, con dati che dimostrano concretamente come si sono affrontate e vinte molte di queste sfide, anche con risposte a domande molto dirette come “quanti kg di CO2 si producono per determinati prodotti”, “quanti litri di acqua vengono utilizzati”, “quante risorse si stanno risparmiando con i vari progetti”. Un modo per far conoscere questi percorsi e nello stesso tempo un commitment altrettanto forte da parte del management perché tutti i progetti si concretizzino con la massima collaborazione.

Quali sono le competenze più importanti che vanno a comporre l’orchestrazione tra varie funzioni aziendali per raggiungere questi obiettivi?

Servono competenze tecniche e tecnologiche sulla parte tessile, ad esempio sulla scelta delle materie prime e sui processi di produzione; serve un governo dell’innovazione, non solo di quella digitale, per portare i dati corretti esattamente là dove servono nel modo più appropriato. È poi importante agire in modo efficace a livello di marketing e di comunicazione,  per portare all’esterno questi valori e per far conoscere i risultati che si stanno ottenendo. Competenze e sensibilità specifiche sono poi necessarie sul piano delle HR per avere il giusto coinvolgimento dei colleghi, anche con lo sviluppo di piani carriera che sappiano premiare la sostenibilità. Ci sono poi altri ambiti che attengono ad esempio ai temi della sicurezza, della qualità degli ambienti di lavoro, del facility management e del risk management.

Come sono cambiati i prodotti e i processi in funzione del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità?

Possiamo dire che i prodotti hanno subito una evoluzione verso capi meno formali che si realizzano utilizzando materiali e fibre differenti, non necessariamente lana, che vanno comunque selezionati con cura. Per questo occorre mappare i fornitori adeguati che possano produrre materie prime certificate e occorre raccogliere dati sul loro impatto ambientale. C’è poi un investimento continuo in macchinari di ultima generazione che permettano di ridurre ad esempio come abbiamo visto i consumi di acqua ed energia.

Nello stesso tempo in parallelo e in “simbiosi” con tutto questo c’è una forte attenzione nell’analisi del mercato per cogliere e comprendere al meglio le esigenze dei consumatori e per costruire prodotti che sappiano rispondere a quelle esigenze nel rispetto di criteri di sostenibilità.

In concreto il prodotto tiene sempre più in considerazione le esigenze del mercato in termini di sostenibilità, rispondendo anche alle esigenze di certificazione, di riciclo, di circolarità.

Occorre infine considerare che il tema della sostenibilità ha un suo peso crescente nelle trattative commerciali, dove entra in gioco anche la reputazione e l’affidabilità dell’azienda in relazione all’ecosistema che si rappresenta e a quello a cui ci si rivolge. Reda si posiziona come azienda che propone tessuti certificati e prodotti responsabilmente, come realtà abituata a misurarsi e che ha scelto di adottare una logica di trasparenza. La reputazione e l’affidabilità di un’azienda arrivano anche da questi valori, nel nostro caso ci sono partner storici che si affidano a noi proprio perché sanno che siamo trasparenti.

Quali sono gli strumenti e gli standard di riferimento?

Per quanto riguarda le materie prime abbiamo scelto di affrontare tutte le certificazioni textile relative alle materie prime, come ZQ Merino Fibre, come SustainaWool Integrity System, come RWS Responsible Wool Standard e come ZQ RX. Abbiamo poi la certificazione Global Recycled Standard che garantisce sulle attività legate alla gestione responsabile e sostenibile delle risorse nel settore tessile, con le procedure di riuso degli scarti tessili e di riciclo dei rifiuti tessili. In questo processo rientrano anche i temi della riduzione relativa al consumo di risorse e della tracciabilità delle materie riciclate. Per fornire un punto di riferimento si può aggiungere che per essere certificati ad oggi occorre dimostrare di avere un minimo del 20% di componenti da riuso oppure, per essere certificato ed etichettato occorre un minimo del 50% di componenti da riuso oppure da riciclo. Infine, per quanto attiene alle certificazioni di processo abbiamo EMAS, ISO 14001, 4Sustainability e ISO 45001.

Quanto è importante l’innovazione digitale per Reda per la gestione di progetti legati alla sostenibilità?

Sono fondamentali in tante situazioni e in tanti contesti in particolare per quanto concerne misurabilità e reportistica. Il digitale è uno dei nostri punti di riferimento sia quando lavoriamo sulle piattaforme dei clienti, sia quando si tratta di attivare forme di collaborazione con risorse interne. Disponiamo di piattaforme per la raccolta dati, per l’analisi, per l’elaborazione e per la successiva visualizzazione in dashboard che consentono alle persone operative di avere un quadro chiaro della situazione e delle performance legate alla sostenibilità. Siamo consapevoli che ogni singola scelta deve essere analizzata e definita sulla base dei dati e di una precisa conoscenza dei fenomeni. Le piattaforme digitali permettono infatti di risparmiare risorse preziose, di individuare problemi o sprechi, ma anche di individuare, creare e attuare modelli operativi più veloci, reattivi e con un maggior livello di personalizzazione.

Che posizione avete in relazione all’ESG?

Si tratta per noi e per il mercato di un concetto vitale. Se sino a qualche tempo fa i temi più importanti in fase di trattativa erano nel prezzo e nella qualità, adesso per molti brand e in generali per i consumatori, in questi temi rientra anche la capacità di rispondere, in modo affidabile, alle metriche della sostenibilità. Al di là della necessità di evitare rischi di greenwashing, le tematiche dell’ESG possono fare la differenza a livello di reputazione aziendale, anche in negozio. Se la differenza di prezzo tra due abiti, per fare un esempio, è giustificato dai costi che un brand sostiene – in modo chiaro e misurabile – per gestire e ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione, questo posizionamento va incontro alla domanda di una fascia crescente di consumatori ed è chiaramente percepito come un valore.

Ma non c’è solo l’ambiente, nell’ESG ci sono anche gli aspetti legati alla dimensione sociale e alla governance?

Certamente, per Reda l’Environment è un punto di attenzione fondamentale che si estende in modo naturale anche alle azioni legate alla social responsibility e alla capacità di coinvolgimento all’interno e all’esterno dell’azienda. In particolare, relativamente alla parte di social siamo diventati Top Employer, mentre a livello di Governance c’è un forte commitment della direzione nella adozione e diffusione di pratiche etiche nella gestione aziendale e nei rapporti con tutti gli stakeholder. E in particolare in azienda sono stati istituiti anche appositi comitati dedicati alla gestione dei rischi e alle tematiche di Sostenibilità/CSR.

Possiamo vedere un esempio o un’esperienza particolare sui temi della sostenibilità?

Un esempio arriva dal rapporto storico che abbiamo già citato tra l’azienda e gli allevatori che stanno all’inizio della catena del valore. Reda collabora con queste realtà e condivide le problematiche legate al rapporto con i territori. Siamo convinti che se si vuole costruire una supply chain in continuo miglioramento è necessario un commitment costante e l’azienda si deve “mettere nei panni” dei propri fornitori, deve affrontare le loro problematiche e deve sapere mettere in campo anche un trasferimento reciproco di competenze e di conoscenze di modo da raggiungere assieme obiettivi di sostenibilità.

Un altro esempio è rappresentato dal percorso avviato da Reda per diventare B-Corp: un’assessment molto impegnativo che ci ha unito come team e ci ha fatto capire quanto siano importanti e forti le interdipendenze tra le varie aree e le varie funzioni. Un progetto che ha permesso anche di comprendere che la sostenibilità è un “gioco di squadra” tra valori e asset che sono fortemente interconnessi.

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