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Pale eoliche tra transizione europea e nuove regole: numeri, governance e sostenibilità



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Dalla crescita della capacità installata nell’UE al riordino normativo nazionale, le pale eoliche si affermano come infrastrutture chiave della decarbonizzazione. Una tecnologia matura, ma ancora al centro di tensioni tra accelerazione degli obiettivi climatici, tutela ambientale e governo del territorio

Pubblicato il 18 dic 2025



paole eoliche

Nel percorso verso la neutralità climatica al 2050, le pale eoliche rappresentano uno degli strumenti più rilevanti della transizione energetica europea. Non si tratta più soltanto di una tecnologia emergente, ma di un’infrastruttura ormai strutturale del sistema elettrico continentale, chiamata a sostenere l’elettrificazione di industria, trasporti ed edifici.

Il ruolo delle pale eoliche nella strategia climatica dell’Unione europea

Secondo i dati ufficiali della Commissione europea, nel 2024 la produzione associata agli impianti dotati di pale eoliche ha coperto oltre il 39% dell’elettricità generata da fonti rinnovabili nell’Unione, confermandosi come la principale fonte rinnovabile elettrica a livello europeo. Un contributo decisivo, ma ancora insufficiente rispetto agli obiettivi fissati al 2030.

La capacità installata è cresciuta in modo costante, passando dai 188 GW del 2021 ai 219 GW del 2023, grazie soprattutto allo sviluppo delle installazioni onshore e al progressivo consolidamento dell’offshore. Tuttavia, Bruxelles segnala la necessità di un’accelerazione significativa, sia sul fronte delle nuove pale eoliche sia su quello del potenziamento degli impianti esistenti, per allineare la traiettoria europea al Green Deal e al piano REPowerEU.

Capacità installata, performance e filiera industriale

Le pale eoliche rappresentano il cuore di una filiera industriale strategica per l’Europa. Il continente mantiene una posizione di leadership globale nella manifattura di componenti, torri, fondazioni e cavi, detenendo circa il 27% del mercato mondiale e oltre la metà di quello offshore.

Dal punto di vista delle prestazioni, i dati del report congiunto IEA Wind TCP, JRC e WindEurope mostrano come nel 2021 l’Unione europea abbia raggiunto 189 GW di capacità installata, producendo circa 375 TWh di elettricità, pari al 14% della domanda elettrica complessiva. I fattori di capacità – mediamente più elevati per gli impianti offshore rispetto a quelli terrestri – testimoniano il miglioramento tecnologico delle pale eoliche, sempre più efficienti, alte e performanti.

Eppure, per rispettare gli obiettivi climatici, il ritmo attuale non basta. Le stime indicano che l’Europa dovrebbe installare oltre 30 GW di nuove pale eoliche all’anno, quasi il doppio rispetto ai livelli attuali, superando colli di bottiglia legati a permessi, connessioni di rete e accettabilità sociale.

Dalla visione globale alle regole nazionali: il caso italiano

In Italia, il percorso di diffusione delle pale eoliche è stato storicamente più complesso rispetto ad altri Paesi europei. Il dossier del Servizio Studi della Camera dei deputati evidenzia come la frammentazione normativa e la sovrapposizione di competenze tra Stato e Regioni abbiano rappresentato, per anni, uno dei principali ostacoli alla realizzazione degli impianti.

Autorizzazioni lunghe, procedimenti eterogenei e contenziosi hanno rallentato l’installazione di nuove pale eoliche, nonostante il contributo potenziale di questa tecnologia agli obiettivi di decarbonizzazione. In questo contesto si inserisce il decreto legislativo n. 190 del 2024, noto come Testo unico sulle rinnovabili (FER), che ha segnato un passaggio cruciale nel tentativo di semplificare e razionalizzare il quadro regolatorio.

Il Testo unico riduce i regimi amministrativi a tre e introduce tempi certi, maggiore integrazione tra valutazioni ambientali e procedimenti autorizzativi, oltre a un rafforzamento del principio di interesse pubblico delle opere legate alle fonti rinnovabili, incluse le pale eoliche.

Repowering e nuove installazioni: una leva strategica

Uno degli elementi più rilevanti del nuovo impianto normativo riguarda il repowering, ovvero la sostituzione di pale eoliche obsolete con aerogeneratori più efficienti. Questa opzione consente di aumentare la produzione elettrica senza nuovo consumo di suolo, riducendo al contempo il numero complessivo di macchine presenti sul territorio.

Dal punto di vista ESG, il repowering rappresenta una soluzione ad alto valore aggiunto: migliora le performance ambientali, limita l’impatto paesaggistico e accelera il contributo delle rinnovabili al mix energetico. Non a caso, le nuove regole prevedono iter autorizzativi più rapidi per questi interventi, in linea con le indicazioni della direttiva RED III.

Aree idonee e localizzazione delle pale eoliche

La localizzazione delle pale eoliche resta uno dei nodi più sensibili del dibattito pubblico. Il Decreto Aree Idonee del MASE, entrato in vigore nel 2024, affida alle Regioni il compito di individuare aree idonee, non idonee, ordinarie e vietate, bilanciando obiettivi energetici e tutela dei territori.

Il decreto introduce anche un sistema di burden sharing, che ripartisce tra le Regioni gli obiettivi di nuova potenza rinnovabile al 2030, includendo esplicitamente le installazioni eoliche onshore e offshore. In caso di inerzia regionale, sono previsti poteri sostitutivi dello Stato, a conferma della rilevanza strategica delle pale eoliche nel quadro nazionale.

Resta però aperta la questione della disomogeneità territoriale, con il rischio che criteri diversi tra Regioni producano incertezza per operatori e investitori.

Impatto acustico: come si valutano le pale eoliche

Tra le principali criticità percepite dalle comunità locali vi è l’impatto acustico. Le Linee guida ISPRA forniscono un riferimento tecnico-scientifico fondamentale per la valutazione e il monitoraggio del rumore prodotto dalle pale eoliche durante l’esercizio.

Il documento stabilisce metodologie standardizzate basate su misurazioni di lungo periodo, integrate con dati anemometrici, per distinguere il contributo specifico delle pale eoliche dal rumore ambientale residuo. L’obiettivo è garantire valutazioni oggettive, riproducibili e coerenti, evitando conflitti basati su percezioni soggettive o analisi parziali.

Paesaggio, identità dei luoghi e accettabilità sociale

In un Paese come l’Italia, il tema del paesaggio è centrale. Le linee guida del Ministero della Cultura sottolineano come le pale eoliche debbano essere considerate non solo come infrastrutture energetiche, ma come elementi di trasformazione territoriale.

Ogni progetto è chiamato a confrontarsi con i caratteri storici, morfologici e percettivi dei luoghi, attraverso analisi visive, valutazioni cumulative e un dialogo strutturato con le comunità locali. In questa prospettiva, l’accettabilità sociale diventa una dimensione essenziale della sostenibilità, al pari degli impatti ambientali e dei benefici climatici.

Pale eoliche e transizione: una sfida di governance

Già nel report IRENA “Future of Wind”, pubblicato nel 2009, veniva evidenziato come il successo dell’eolico non dipendesse solo dall’evoluzione tecnologica delle pale eoliche, ma dalla capacità dei sistemi istituzionali di governarne l’integrazione nei territori.

Oggi questa affermazione è più attuale che mai. Le pale eoliche sono uno strumento imprescindibile della transizione energetica, ma anche un banco di prova per la capacità di coniugare obiettivi climatici, tutela ambientale, pianificazione territoriale e consenso sociale.

La sfida non è più se installarle, ma come, dove e con quali regole, in un’ottica pienamente coerente con i principi ESG.

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