In Europa ci sono circa 10 milioni di piccole e medie imprese (PMI) che si sentono poco o per nulla pronte ad affrontare le nuove sfide della digitalizzazione. È uno degli elementi più rilevanti emersi dal nuovo osservatorio di Qonto, soluzione di gestione finanziaria per PMI e liberi professionisti leader in Europa con oltre 500mila clienti. Secondo il report, le PMI europee sono consapevoli dell’importanza di innovare, ma tardano a mettere in pratica gli strumenti per farlo. In Italia, poi, il 12% non ha ancora introdotto nessuna tecnologia di intelligenza artificiale e il nostro è l’unico Paese dove, tra i principali ostacoli, si cita la resistenza interna al cambiamento. Un percorso ancora lungo e sostanzialmente in salita. Ma vediamo meglio i dettagli del report, partendo da un focus sulla realtà di Qonto.
Come è nata e cosa fa Qonto
Fondata nel 2017 a Parigi da Alexandre Prot e Steve Anavi (con il servizio lanciato ufficialmente nel 2017), si pone come obiettivo la semplificazione della gestione finanziaria per le piccole e medie imprese. Qonto offre conti aziendali digitali, carte aziendali, soluzioni per la gestione delle spese e altri strumenti per semplificare la contabilità e la finanza aziendale. Forte di 622 milioni di euro raccolti dagli investitori e di un team di oltre 1.600 persone, è diventata una delle principali fintech in Europa, con oltre 600.000 clienti in diversi paesi. Nel 2025 ha fatto richiesta per ottenere la licenza bancaria per rafforzare la propria offerta e continuare a innovare nel settore dei servizi finanziari per le PMI.
L’indagine
Recentemente Qonto ha lanciato un sondaggio online, multi-mercato, realizzato da Appinio, che ha coinvolto 1.600 decisori senior in Francia, Germania, Italia e Spagna, appartenenti ad aziende con meno di 250 dipendenti. Le risposte al sondaggio sono state raccolte nell’agosto 2025. Focus: la trasformazione digitale delle piccole e medie imprese europee. Ecco cosa è emerso dal report.
Trasformazione digitale: essenziale ma complessa
Da diversi anni, ormai, la trasformazione digitale è al centro del dibattito pubblico in Europa e nel mondo perché rappresenta un driver fondamentale per la crescita economica, l’efficienza operativa e l’innovazione. Le tecnologie digitali, dall’intelligenza artificiale alla blockchain, stanno rivoluzionando settori chiave e la transizione tecnologica è essenziale per affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali del futuro. In Europa circa 25 milioni di PMI sanno di dover affrontare questa transizione, eppure lo scenario è complesso, tanto che emerge un paradosso: nonostante le imprese stiano adottando rapidamente strumenti di intelligenza artificiale, fanno ancora fatica confrontarsi con le sfide fondamentali della digitalizzazione. Questo, sottolinea la ricerca di Qonto, crea un divario tra ambizioni digitali e realtà operative, in un contesto di incertezza economica.
PMI e digitalizzazione: in Europa consapevolezza elevata, ma ritardo nell’azione
L’Italia è ulteriormente indietro rispetto all’Europa. Nel nostro Paese appena il 59% delle PMI considera la digitalizzazione “assolutamente cruciale” o “molto importante”, nonostante il 77% ne riconosca la rilevanza. Ne scaturisce una polarizzazione del mercato italiano tra “pionieri digitali” e “ritardatari”. A livello europeo la consapevolezza è molto più elevata: il 92% delle piccole e medie imprese riconosce che digitalizzazione e AI sono rilevanti per il proprio business, eppure solo il 62% le considera “assolutamente cruciali” o “molto importanti” per il futuro. Questo significa che quasi 4 aziende su 10 (38%) le vedono come “abbastanza importanti” ma non prioritarie. Ne deriva una mancanza di urgenza: un elemento preoccupante, rileva lo studio di Qonto, che potrebbe rendere milioni di imprese vulnerabili alla disruption digitale.
Imprese e trasformazione digitale: il 40% non è pronto
Nonostante tutto, gli italiani mostrano un certo grado di di accoglienza dell’innovazione: quasi 7 PMI su 10 (68%) si dichiarano pronte per la trasformazione digitale. Un dato che colloca l’Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania. In generale nell’area UE la percezione è un po’ più bassa: solo il 60% delle PMI si considera ben preparato alla trasformazione digitale, mentre il restante 40% – circa 10 milioni di aziende – si sente solo parzialmente o per nulla pronto. Tra queste, il 10% (2,4 milioni di imprese) non è affatto preparato.
Intelligenza artificiale in Italia: il 12% delle PMI non la adotta
In Italia l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale, come i generatori automatici di testo o di immagini, è in linea con la media europea (46%), ma il Paese registra anche il più alto tasso di stagnazione digitale: il 12% delle PMI non ha introdotto nessuna nuova tecnologia. Per chi ha abbracciato l’innovazione, i punti di forza italiani restano la gestione documentale (32%), gli strumenti di data analytics e business intelligence (30%) e il marketing automatizzato (27%).
A livello europeo, il 46% delle PMI ha adottato strumenti di AI come ChatGPT, ma l’uso di sistemi fondamentali rimane scarso: solo il 24% utilizza software di contabilità digitale e appena il 22% piattaforme di videoconferenza. La gestione documentale digitale raggiunge il 29% e gli strumenti di analisi dati il 27%.
Automazione e lavoro: le ore risparmiate
In Italia il 52% delle PMI risparmia almeno 10 ore settimanali grazie all’automazione, un dato in linea con la media europea (52,7%), superiore a quello della Francia ma inferiore rispetto alla Germania, mentre il 12% ne guadagna oltre 20. A livello europeo, una PMI su 10 risparmia più di 20 ore, pari a mezza settimana lavorativa, e il 53% ne guadagna almeno 10.
Quanta fiducia nel digitale? In Italia c’è resistenza al cambiamento
Purtroppo l’Italia ha un primato negativo in Europa: le nostre piccole e medie imprese sono le uniche a citare la resistenza interna al cambiamento (22%) come uno dei tre principali ostacoli alla digitalizzazione. Segno che c’è ancora molto da fare per introdurre e far radicare un’autentica cultura dell’innovazione in azienda. Per il resto, le PMI italiane esprimono timori che rimangono nella media europea: il 31% teme per la sicurezza delle soluzioni digitali, il 28% ha preoccupazione sul fronte delle competenze tecniche. In Europa i principali freni sono sicurezza (33%), gap di competenze (28%) e regolamentazione (25%).













































