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GenAI nella PA: un “tesoro” da 1.750 miliardi di dollari l’anno



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Lo studio di Boston Consulting con orizzonte 2033: utilizzare l’intelligenza artificiale generativa può significare per i governi migliorare la qualità dei servizi e conquistare la fiducia dei cittadini. Il managing director Roberto Ventura: “Possibili attività ad alto valore aggiunto per la collettività”

Pubblicato il 12 apr 2024



INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Generare valore e migliorare la qualità dei servizi per i cittadini. Sono queste le opportunità aperte dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa nelle pubbliche amministrazioni in termini di un innalzamento della qualità e della velocità dei processi decisionali e dell’aumento dell’efficienza e dell’efficacia di politiche, programmi e servizi pubblici, in un momento storico in cui le finanze pubbliche sono pressate da una crescita economica che procede a velocità rallentata.

Dalle opportunità al valore

A dare un quadro indicativo della situazione è la ricerca “Generative AI for the Public Sector: From Opportunities to Value” di Boston Consulting Group (Bcg), secondo cui la produttività delle amministrazioni pubbliche potrebbe aumentare, grazie all’uso di strumenti basati su GenAI, di 1.750 miliardi di dollari all’anno entro il 2033 su scala globale. Sei gli abilitatori di questa dinamica: leadership, persone e competenze, partnership, tecnologia, dati e politiche e governance. Restringendo il campo di osservazione all’Italia, secondo Bcg la crescita di produttività può essere quantificata in 25 miliardi di dollari annui.

Cosa ne pensano i cittadini?

Per capire quale sia la percezione lato utente di queste opportunità Bcg e Salesforce hanno preso a campione 41.600 utenti abituali del web in 48 giurisdizioni nel mondo nel report “Gen AI: The Trust Multiplier for Government”. Rispetto a una percezione in generale positiva rispetto all’uso di questa tecnologia da parte delle istituzioni pubbliche, emergono due fonti di preoccupazione: la velocità di implementazione e sviluppo della tecnologia e il potenziale impatto su posti di lavoro ed economia. A questo si uniscono i timori sull’uso responsabile dell’intelligenza artificiale, che riguarda un terzo degli intervistati e che pone con forza il tema della costruzione della fiducia del pubblico attorno a questo strumento.

Attività ad alto valore aggiunto per la comunità

“Implementando la GenAI in aree mirate, il settore pubblico può ottenere miglioramenti significativi nell’erogazione dei servizi, nell’efficienza operativa e nel coinvolgimento dei cittadini – spiega Roberto Ventura, managing director e partner di Bcg – Inoltre, i governi potranno usare la maggiore produttività per affrontare le esigenze dei cittadini non soddisfatte appieno o impegnarsi in attività ad alto valore aggiunto per la comunità”.

Ancora “poca confidenza” con l’AI

Secondo lo studio di Bcg in media, il 27% degli intervistati utilizza gli strumenti di GenAl almeno una volta alla settimana e il 16% almeno una volta al giorno. Ma in Italia soltanto il 4% degli intervistati in Italia utilizza gli strumenti di GenAl almeno una volta al giorno, rispetto al 15% degli Stati Uniti e al 42% del Qatar. E un 23% di persone a livello globale non ha mai usato questi strumenti.

Per 3 utenti su 4 l’AI sarà utile per l’efficienza della PA

Se da una parte il 74% del campione afferma di aver avuto problemi con i servizi digitali della pubblica amministrazione negli ultimi due anni, una percentuale simile, il 75%,si aspetta che la qualità dei servizi digitali arrivi ad essere al pari di quella delle migliori aziende del settore privato grazie all’uso dell’AI e della GenAI. Quattro intervistati su dieci sono inoltre convinti che le opportunità in questo campo siano superiori ai rischi, e in Italia le preoccupazioni principali riguardano la perdita di posti di lavoro (36%) e le capacità degli individui che usano questi strumenti (30%).

Un’occasione di trasformazione per la PA

Il 63% degli intervistati si sente a proprio agio nell’interagire con l’AI per accedere ai servizi pubblici, percentuale che in Italia è più bassa ma non molto lontana (48%).

“Sebbene molti potrebbero aspettarsi che l’applicazione della GenAI nelle amministrazioni pubbliche generi conseguenze negative, questa tecnologia ci si aspetta trasformi radicalmente la natura in cui il settore opera come già osservato in altri ambiti – conclude Ventura – Il processo non deve tuttavia lasciare fuori i cittadini, che ne sono parte integrante e a cui i governi devono assicurare piena trasparenza sull’utilizzo responsabile delle tecnologie così come dei loro dati”.

La ricetta per aumentare la fiducia

Alla domanda su quali possano essere le azioni utili ad aumentare la fiducia dei cittadini sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel settore pubblico, gli intervistati hanno indicato la creazione di leggi per assicurarne il corretto utilizzo e di regolamenti specifici per la salvaguardia dei dati personali, citati rispettivamente dal 38% e dal 34% degli intervistati (il 32% e il 35% per gli italiani).

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