Qualità, sostenibilità e indipendenza: quali sono le prossime sfide dei sistemi agroalimentari?
I temi della transizione sostenibile hanno messo in moto trasformazioni radicali in tante industrie e in tanti settori. Per il mondo agroalimentare la trasformazione in corso è ancora più estesa, anche dal punto di vista geografico, e ancora più profonda in termini di cambiamenti di tanti altri settori.
Nello specifico, come sottolinea Mathilde Moulin, Deputy Head of Financial e Extra-financial Analysis, Crédit Mutuel Asset Management in una analisi del settore il comparto agroalimentare ha la grande responsabilità di creare le condizioni per produrre con delle modalità che siano nello stesso tempo in grado di garantire la quantità di cibo necessaria a rispondere a una popolazione in crescita, con criteri di qualità che rispondano a nuove esigenze alimentari e con una gestione delle risorse che sia nello stesso tempo in grado di rispondere agli obiettivi di sostenibilità.
In che modo l’agroalimentare sostenibile deve tenere in considerazione la scarsità di risorse?
Il rapporto tra mondo agroalimentare e sostenibilità è caratterizzato prima di tutto dalla necessità di tenere in primaria considerazione il fatto di agire in un contesto caratterizzato da una disponibilità di risorse naturali limitate.
Occorre produrre di più e consumare di meno: questo è il primo obiettivo strategico di questa trasformazione e per questo è necessario dare vita a una trasformazione che sappia coinvolgere tutte le filiere, in particolare con lo sviluppo e l’adozione di nuove pratiche agricole che diventino sempre di più anche delle pratiche sostenibili agganciate direttamente a modelli industriali più responsabili. Un passaggio e una integrazione questa che è alla basa del rapporto tra agricoltura sostenibile ed economia sostenibile e che è realizzabile solo in un ambiente sostenibile.
Ed è in questo scenario che crescono in modo particolare le aspettative legate al ruolo dell’innovazione tecnologica. Una innovazione che è realmente e profondamente trasformativa nel momento in cui si salda con una strategia in grado di indirizzare gli investimenti, di favorire e diffondere metodiche di collaborazione tra mondo pubblico e imprese private e generare best practices tali da trasformare le soluzioni alle problematiche ambientali attuali del mondo agroalimentare in soluzioni che portino benefici ben oltre i confini di questo settore.
Tra ricerca di qualità e sostenibilità dei sistemi agroalimentari siamo davanti a un equilibrio impossibile?
Come sottolinea Mathilde Moulin nella sua analisi il settore agroalimentare è chiamato a rispondere contemporaneamente a diverse esigenze: produrre abbastanza per sfamare una popolazione mondiale in costante crescita, tutelare la biodiversità e garantire prodotti sani e nutrienti. Si tratta di una missione che richiede la costruzione di un nuovo equilibrio proprio perché devono considerare strategie di sviluppo che nel passato hanno portato l’attenzione su obiettivi diversi: la quantità di cibo, non sempre e non necessariamente era compatibile con il raggiungimento di obiettivi qualitativi e la sostenibilità per tanto tempo e in tanti casi non era presa in considerazione in modo adeguato.
Per garantire una coesistenza di questi tre obiettivo nella stessa strategia di sviluppo occorre ripensare le logiche stesse di sviluppo del mondo agroalimentare con una speciale attenzione alle logiche di integrazione di filiera.
Quali sono le criticità più importanti nel rapporto tra agroalimentare e capitale naturale?
La considerazione che deve guidare qualsiasi riflessione in merito alla trasformazione dei sistemi agroalimentari riguarda la stretta e diretta relazione con il concetto di capitale naturale. L’agricoltura e l’industrial agroalimentare vive grazie alla natura ed è in parte responsabile del suo deterioramento.
La produzione agroalimentare conta su risorse naturali che sono sempre più fragili, che subiscono minacce sempre più forti e pericolose e che hanno la necessità di evolvere anche in termini di adozione di misure di difesa. Temi come l’accesso all’acqua, la stabilità climatica, la soil health si saldano con gli effetti dei fenomeni metereologici estremi che in tante situazioni compromettono i raccolti e vanno a indebolire le catene di approvvigionamento.
Mathilde Moulin cita l’esempio della carenza di senape dal commercio nel 2022, quando la siccità dell’estate 2021 aveva dimezzato la produzione canadese di semi di senape (il Canada è uno dei principali esportatori mondiali). Sul tema delle rese agricole Moulin ricorda anche i risultati di un rapporto del 2021 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) nella quale si stimava che oltre un terzo dei terreni agricoli era moderatamente o gravemente degradato, con un impatto diretto in termini di riduzione delle rese. Uno scenario a cui va aggiunto che Il settore agroalimentare è responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra, del 70% dell’uso di acqua dolce e di quasi l’80% della perdita di biodiversità.
Come si può pensare di aumentare la produzione in uno scenario di risorse già oggi limitate?
Pur con queste difficoltà all’orizzonte lo scenario della produzione agricola si trova nella necessità di aumentare ulteriormente la propria capacità produttiva per riuscire a sfamare una popolazione mondiale compresa tra i 9 e i 10 miliardi di persone. L’analista tiene a precisare in modo molto chiaro ed esplicito che l’agricoltura intensiva, che per tanto tempo ha rappresentato la risposta principale ai temi della crescita demografica, sta mostrando tutti i propri limiti, legati appunto alla scarsità delle risorse.
Ecco che diventa fondamentale un lavoro in grado di portare l’attenzione sui modelli produttivi e sulla capacità di rispondere, in modo più responsabile alle nuove aspettative sociali. Occorre sempre più considerare che i consumatori hanno aumentato la loro consapevolezza in merito ai temi dell’impatto dell’alimentazione sulla salute, una consapevolezza che si traduce in una domanda di prodotti sani, di alta qualità, locali, poco trasformati e rispettosi dell’ambiente.
Quali sono le soluzioni che abilitano una trasformazione sistemica dei sistemi agroalimentari?
Il punto chiave dell’analisi riguarda la necessità di un profondo cambiamento dei sistemi di trasformazione agroalimentare. E in particolare questa prospettiva deve avere la capacità di coinvolgere tutti gli attori lungo le diverse catene del valore. Una spinta fondamentale arriva dall’innovazione tecnologica e agronomica come fattore in grado di agire nella trasformazione e nell’ottimizzazione delle pratiche agricole e nel miglioramento della sicurezza alimentare.
L’agricoltura di precisione è uno dei fattori chiave peroprio perché consente di ridurre l’uso di input (fertilizzanti, pesticidi, ecc.) e di acqua, pur mantenendo livelli produttivi e rese costanti. Le biotecnologie a loro volta offrono soluzioni biologiche per la protezione delle colture o micronutrienti per arricchire il suolo. Così come i progressi nella genomica, in particolare attraverso la tecnica CRISPR-Cas9, hanno aperto la strada a miglioramenti mirati delle sementi per aumentare produttività, qualità nutrizionale e resilienza ai rischi climatici. L’Internet of Things (IoT), guardando alla dimensione della sensoristica della rilevazione dei dati, mette a disposizione informazioni preziose in termini di monitoraggio della sicurezza alimentare.
Perché l’innovazione tecnologica da sola non è sufficiente?
Moulin nella sua analisi avverte poi che l’innovazione da sola non basta: va affiancata da pratiche agricole che permettano di superare e ripensare completamente le criticità dell’agricoltura intensiva. In questo scenario si colloca l’agricoltura rigenerativa, basata su tecniche come la rotazione delle colture, l’agroforestazione, la copertura del suolo, la minima lavorazione del terreno (no-till) o i sistemi misti colture-allevamento.
Nello stesso tempo all’altro capo della catena del valore, occorre ripensare i modelli di business tradizionali, occorre ripensare i prodotti (riducendo sale, zuccheri, grassi o additivi) e offrire prodotti che si pongano anche l’obiettivo di garantire un impatto positivo sulla salute e sul benessere. Un altro aspetto importante riguarda la necessità di diffondere programmi di Corporate Social Responsibility (CSR) efficaci e integrati per ridurre l’impatto ambientale, garantire la sicurezza dei prodotti, sensibilizzare i clienti alla lotta contro lo spreco alimentare e promuovere un consumo più responsabile.
Quali sono i principali ostacoli da superare?
Il primo ostacolo nel percorso verso la trasformazione dei sistemi agroalimentari riguarda i costi e l’accettabilità sociale. I prodotti realizzati nelle filiere sostenibili sono sempre più visibili, ma il prezzo rappresenta ancora una barriera per molti consumatori e questo tema rallenta gli investimenti da parte degli attori economici in pratiche più virtuose.
L’accesso limitato alle tecnologie innovative in particolare nelle zone rurali e nei Paesi in via di sviluppo è un altro ostacolo importante da superare. Risorse finanziarie e formazione adeguata sono fattori chiave per favorire l’adozione di tecnologie avanzate in grado di migliorare la produttività e ridurre l’impatto ambientale. La frammentazione dei mercati agricoli complica ulteriormente la diffusione su larga scala di soluzioni sostenibili e le filiere complesse con molteplici attori, rendono difficile l’adozione generalizzata di pratiche più responsabili.
L’ultimo punto riguarda la necessità di un vero coordinamento tra gli stakeholder (pubblici, privati, non profit e finanziari) per accelerare e sostenere la dinamica di trasformazione. Senza una governance condivisa e incentivi chiari, le iniziative rimangono troppo isolate e di portata limitata.
Quali sono i vantaggi di un modello agroecologico?
In conclusione Moulin sottolinea che la creazione di un modello agroecologico che concili cibo, tutela ambientale e qualità del prodotto è realizzabile se ci sono investimenti significativi, se conta su un forte impegno politico e un’azione coordinata e collettiva. Nello stesso tempo però occorre avere la consapevolezza che una volta avviata la transizione, il settore agroalimentare da problema, potrebbe invece diventare parte della soluzione e contribuire a rispondere alle principali sfide ambientali e sociali.