Il pane resta un pilastro della gastronomia nazionale, simbolo di convivialità e tradizione. L’indagine condotta da Too Good To Go in collaborazione con l’istituto di ricerca Appinio, diffusa in occasione della Giornata Mondiale del Pane del 16 ottobre, evidenzia che due italiani su tre lo consumano ogni giorno e lo considerano un alimento imprescindibile, subito dopo pizza e pasta tra i simboli della cucina italiana.
Questo ruolo centrale, però, convive con un dato che interroga la sostenibilità delle abitudini quotidiane: in media, ogni settimana viene buttato un panino a persona. Un gesto apparentemente marginale, che moltiplicato su scala nazionale si traduce in uno spreco significativo di risorse, denaro e impatto ambientale.
“Il pane è uno degli alimenti simbolo della nostra tradizione, ma purtroppo rientra tra i più sprecati. I dati della ricerca mostrano quanto sia urgente ripensare le nostre abitudini quotidiane, valorizzando ogni singolo panino acquistato” commenta Mirco Cerisola, Country Director di Too Good To Go Italia.
Consumi, abitudini e preferenze: il pane al centro della tavola
Dai dati emerge un quadro di consumi elevati e fortemente radicati nella quotidianità. Il pane è presente soprattutto come accompagnamento ai piatti principali, spesso abbinato a salumi e formaggi o usato per la tipica “scarpetta”.
In termini di quantità, tre italiani su quattro dichiarano di consumarne più di 500 grammi a settimana, l’equivalente di circa cinque o sei panini. Nel Mezzogiorno le quantità salgono ulteriormente, con il 55% del campione che supera i 750 grammi settimanali.
Anche sul fronte delle preferenze il pane racconta la varietà dei territori. La ciabatta guida la classifica con il 34% delle preferenze, seguita dalla pagnotta (30,6%), dal filoncino o sfilatino (24,7%), dal pane integrale e di segale (24%), dalla tartaruga (23,6%) e dalla rosetta (22,6%). A livello geografico, nel Sud e nel Centro prevale la pagnotta, nel Nord-Ovest svetta la ciabatta, mentre nel Nord-Est si afferma il pane pugliese.
L’impatto nascosto di ogni panino buttato: acqua, CO₂ e risorse
Lo spreco di pane non è solo una questione etica, ma anche una concreta emergenza ambientale. Il comunicato ricorda che l’impronta di carbonio del pane può variare da 256 a 2.300 g CO₂e per chilo, a seconda delle filiere e delle modalità produttive.
Particolarmente rilevante è il tema idrico: per produrre un chilogrammo di pane servono in media 1.608 litri d’acqua, l’equivalente di 32 docce. Ogni panino che finisce in pattumiera racchiude quindi energia, terra, lavoro agricolo e artigianale, oltre a una quantità consistente di acqua incorporata.
“Con Too Good To Go vogliamo sensibilizzare cittadini ed esercenti sull’importanza di dare una seconda vita al cibo. Ridurre lo spreco di pane significa rispettare il lavoro di chi lo produce, le risorse impiegate e prendersi cura del nostro pianeta. Ogni briciola conta”, aggiunge Mirco Cerisola.
Perché il pane finisce nel cestino: le principali cause dello spreco
L’indagine entra nel merito delle dinamiche che portano il pane a essere sprecato. Sette italiani su dieci ammettono di acquistarne più del necessario, pur ritenendo spesso che lo spreco sia contenuto entro percentuali relativamente basse.
Le cause principali indicate dal campione sono tre: per il 62% il pane diventa secco o raffermo, per il 40% compare la muffa, mentre per il 12,8% il problema è rappresentato dagli avanzi dei pasti. Una quota minoritaria, pari al 5,7%, dichiara di disfarsi del pane perché non gradisce quello avanzato dal giorno precedente.
Ne emerge un nodo chiave di educazione alimentare e di gestione domestica, in cui la pianificazione degli acquisti e la corretta conservazione fanno la differenza tra consumo e spreco. Il pane, alimento quotidiano per eccellenza, diventa così il termometro di quanto le nostre scelte incidano concretamente sull’impatto ambientale della dieta.
Le strategie domestiche per evitare lo spreco
Nonostante lo spreco ancora diffuso, il quadro non è solo negativo. Il comunicato sottolinea che cresce la consapevolezza dei consumatori e la diffusione di comportamenti virtuosi.
In ambito domestico, il 60% degli intervistati dichiara di congelare il pane per conservarlo più a lungo, allungandone la vita utile e riducendo il rischio che diventi secco o che sviluppi muffe. Il 48% lo trasforma in nuove ricette, confermando la vitalità della tradizione del riuso in cucina: il pane avanzato trova spazio in polpette, zuppe, gratin, dolci e numerose preparazioni regionali. Il 32% afferma invece di aver scelto di ridurre la quantità acquistata, puntando su un approccio più misurato fin dal momento dell’acquisto.
Si tratta di pratiche semplici, ma capaci di spostare l’ago della bilancia dalla logica dell’abbondanza alla logica della misura e del recupero, mantenendo il pane al centro della tavola con un’attenzione maggiore alle risorse impiegate per produrlo.
Il ruolo dei panifici: varietà, prezzo e soluzioni antispreco
La responsabilità della lotta allo spreco non si esaurisce nelle mura domestiche. L’indagine mostra che i cittadini chiedono ai panifici di fiducia un ruolo sempre più attivo nella gestione delle eccedenze.
Dalle panetterie gli italiani si aspettano innanzitutto una maggiore varietà di prodotti, indicata dal 44,6% del campione, e prezzi più convenienti, segnalati dal 41,7%. Ma emerge anche una domanda crescente di soluzioni concrete contro lo spreco alimentare, esplicitata da un intervistato su tre.
Particolarmente significativo è il dato relativo alla disponibilità ad acquistare pane del giorno prima: il 76,1% degli intervistati si dichiara pronto a farlo, contribuendo così a ridurre gli scarti e a promuovere abitudini di consumo più responsabili. Tra questi, il 44,6% si dice ancora più favorevole se il pane viene offerto a prezzo scontato.
Sono segnali che aprono la strada a nuovi modelli di servizio e a collaborazioni strutturate tra panifici e piattaforme digitali, capaci di trasformare l’invenduto in opportunità, sia economica sia ambientale.
Too Good To Go e i forni artigianali: un’alleanza contro lo spreco
In questo contesto si inserisce l’azione di Too Good To Go, che tramite la propria app permette di salvare pane e prodotti da forno “troppo buoni per essere sprecati”, rendendoli disponibili a un prezzo conveniente. L’azienda collabora con numerosi partner del settore, tra cui realtà note come Panificio Davide Longoni, Panificio Bonci, Forno Brisa, Panfé e Maxiforno.
Il Panificio Davide Longoni, ad esempio, è partner dell’app dal 2021 e, attraverso i nove punti vendita di Milano presenti sulla piattaforma, ha già contribuito a salvare oltre 17.000 pasti.
«Il nostro pane nasce con un’ottica anti-spreco , grazie alla lunga conservabilità garantita dal lievito madre e dal grande formato. La nostra politica aziendale è vicina allo zero spreco: eventuali avanzi vengono recuperati o donati. Too Good To Go si integra perfettamente in questa prospettiva, permet tendoci di ridurre ulteriormente gli sprechi e raggiungere clienti sensibili al tema, che apprezzano la qualità dei nostri prodotti a un prezzo vantaggioso e sanno che se correttamente conservati o rigenerati i nostri prodotti sono buoni come appena fatti» commenta Davide Longoni, titolare del celebre panificio. «Too Good To Go è un servizio efficace, già consolidato nei nostri punti vendita, e lo consigliamo ad altri negozianti come strumento concreto di sostenibilità».
A Roma, uno dei nomi più noti del settore, Gabriele Bonci, collabora con Too Good To Go dal 2024 attraverso i locali Pizzarium e Panificio Bonci, contribuendo finora a salvare oltre 5 tonnellate di cibo.
«Per noi il pane non è mai “solo pane”: è frutto di ricerca, lavoro e rispetto per la materia prima. Combattere lo spreco significa valorizzare questo lavoro fino in fondo. Con Too Good To Go diamo nuova vita agli invenduti, portandoli nelle case delle per sone invece che buttarli. È diventato parte della nostra routine quotidiana e ci permette di incontrare nuovi clienti, molti dei quali poi tornano a trovarci. È un modo semplice ed efficace per unire sostenibilità e crescita, e lo consiglierei senza esitaz ione ad altri negozianti» commenta Bonci.
Spreco alimentare, clima e numeri globali
Il caso del pane si inserisce nel quadro più ampio dello spreco alimentare come driver della crisi climatica. Il comunicato ricorda che lo spreco di cibo è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra (WWF, 2021) e che, secondo Project Drawdown, ridurne i volumi è l’azione singola più efficace per contrastare il cambiamento climatico, contribuendo a limitare l’aumento della temperatura a 2°C entro il 2100.
A livello globale, Too Good To Go è attiva in 19 Paesi e, dal lancio nel 2016, ha contribuito a salvare oltre 500 milioni di pasti dallo spreco, equivalenti a 1,3 milioni di tonnellate di CO₂e evitate.
In Italia la piattaforma è presente dal 2019: grazie a una community composta da più di 26.000 partner e oltre 11 milioni di utenti registrati, ha contribuito a recuperare oltre 30 milioni di pasti. Numeri che mostrano come l’innovazione digitale, unita all’impegno di esercenti e cittadini, possa incidere in modo tangibile sulla riduzione degli sprechi.
In questo scenario, il pane rappresenta un banco di prova emblematico: un alimento semplice, quotidiano, ma ad alta intensità di risorse. Ridurre anche solo quel panino a settimana per persona significa, nel tempo, alleggerire il carico ambientale del sistema alimentare e rendere più coerente con la sostenibilità uno dei gesti più radicati nella cultura italiana: portare il pane in tavola e consumarlo fino all’ultima fetta.




































































