AI washing: cosa si intende esattamente
L’AI Washing è un termine che si riferisce alla pratica di aziende e organizzazioni di esagerare o falsificare l’uso dell’intelligenza artificiale nei loro prodotti o servizi per ottenere un vantaggio competitivo o migliorare la propria immagine. Questo fenomeno è simile al greenwashing, dove le aziende fanno affermazioni ingannevoli sulla sostenibilità ambientale dei loro prodotti.
Nel contesto dell’AI Washing, le aziende possono dichiarare che i loro prodotti sono basati sull’AI anche quando l’intelligenza artificiale gioca un ruolo minimo nel funzionamento del prodotto. Questo può portare a una percezione distorta delle capacità tecnologiche dell’azienda e ingannare i consumatori e gli investitori.
Le motivazioni dietro l’AI Washing includono il desiderio di capitalizzare sull’hype e sull’interesse crescente verso l’intelligenza artificiale, che è spesso vista come una tecnologia rivoluzionaria con il potenziale di trasformare vari settori. Presentarsi come leader nell’AI può attrarre investimenti, aumentare le vendite e migliorare la reputazione aziendale.
Le conseguenze dell’Ai washing
L’AI Washing può avere conseguenze negative molto significative. Può portare a una perdita di fiducia da parte dei consumatori e degli investitori quando le promesse non vengono mantenute; può ostacolare il progresso reale nel campo dell’intelligenza artificiale, poiché le risorse vengono deviate verso progetti che non offrono un reale valore innovativo.
Per contrastare l’AI Washing, è importante che le aziende siano trasparenti riguardo all’uso dell’intelligenza artificiale nei loro prodotti e che i consumatori e gli investitori sviluppino una comprensione critica delle tecnologie AI. Solo attraverso una comunicazione chiara e una valutazione accurata delle capacità tecnologiche si può garantire che l’intelligenza artificiale realizzi il suo potenziale in modo etico e sostenibile.
AI washing e green washing: due grattacapi per il mondo finanziario
L’AI washing e il greenwashing sono a tuttu gli effetti due pratiche ingannevoli che condividono un medesimo approccio, entrambe mirate a migliorare l’immagine pubblica di un’azienda senza apportare reali cambiamenti sostanziali. Entrambe le pratiche sfruttano l’interesse crescente e le preoccupazioni del pubblico per ottenere vantaggi competitivi, spesso a scapito della trasparenza e dell’integrità.
In primo luogo, sia l’AI Washing che il greenwashing si basano su affermazioni esagerate o fuorvianti. Nel caso del greenwashing, le aziende dichiarano di essere ecologiche o sostenibili senza implementare pratiche realmente rispettose dell’ambiente. Analogamente, l’AI Washing coinvolge l’uso improprio del termine “intelligenza artificiale” per descrivere prodotti o servizi che non utilizzano effettivamente tecnologie AI avanzate.
Entrambe le pratiche mirano a capitalizzare su tendenze di mercato emergenti. L’attenzione globale verso la sostenibilità ambientale ha reso il greenwashing una strategia attraente per le aziende che vogliono apparire responsabili dal punto di vista ecologico. Allo stesso modo, l’hype attorno all’intelligenza artificiale spinge le aziende a ricorrere all’AI Washing per sembrare all’avanguardia tecnologica.
Un’altra similitudine è l’impatto negativo sulla fiducia dei consumatori. Quando le affermazioni ingannevoli vengono smascherate, le aziende rischiano di perdere credibilità e fiducia, danneggiando la loro reputazione a lungo termine. Questo può portare a un maggiore scetticismo da parte dei consumatori nei confronti di tutte le affermazioni aziendali, anche quelle genuine.
Investitoti istituzionali preoccupati per l’AI washing
Il rischio dell’“AI washing” – ovvero l’attribuzione indebita o esagerata di competenze legate all’intelligenza artificiale – è una delle principali preoccupazioni per gli investitori istituzionali. Questo sentiment è confermato dai dati di una nuova ricerca globale condotta da Robocap, società di gestione tematica specializzata nei settori della robotica, dell’automazione e dell’AI.
Dallo studio emerge che il 37% degli investitori professionali nel quale rientrano fondi pensione, assicurazioni, family office e wealth manager con un patrimonio gestito complessivo di 1.183 miliardi di dollari si dichiara molto preoccupato per il fenomeno. Il restante 63% si dichiara “abbastanza preoccupato”, segno che la questione è avvertita come sistemica e crescente.
A fronte di questa consapevolezza, il 26% degli investitori ritiene che il fenomeno peggiorerà leggermente nei prossimi tre anni, mentre un ulteriore 3% prevede un deterioramento più marcato. Tuttavia, quasi due terzi degli intervistati sono più ottimisti, convinti che il problema si ridimensionerà, mentre il 7% pensa che resterà invariato.
L’approccio “pure play” di Robocap nei confronti dei rischi di AI washing
Robocap gestisce un fondo tematico che seleziona esclusivamente aziende con almeno il 40% dei ricavi generati da robotica, automazione e intelligenza artificiale. Oggi, l’85% del portafoglio rispecchia pienamente questa esposizione tematica. I settori coperti includono sicurezza informatica AI, software AI, robotica industriale e medicale, droni, veicoli autonomi, semiconduttori e automazione della logistica.
Il Robocap UCITS Fund, lanciato nel gennaio 2016, è gestito da un team con sede a Londra. La strategia del fondo punta a garantire la massima trasparenza nell’associazione all’intelligenza artificiale dei prodotti o dei servizi che sottostanno alle scelte di investimento.
A questo proposito Robocap ha incaricato la società di ricerca indipendente Pureprofile di effettuare interviste a 100 investitori professionisti senior attivi presso diversi attori finanziari come fondi pensione, gestori di asset assicurativi, uffici familiari e gestori patrimoniali. Una base di intervistati rappresentativa di asset che arrivano collettivamente a 1.183 trilioni di dollari. La ricerca ha coinvolto attori attivi in diversi mercati tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Singapore e Svizzera.
L’AI washing si contrasta con la trasparenza nell’uso del termine AI
Jonathan Cohen, fondatore e CIO di Robocap, ha osservato che: “Come nel caso del greenwashing, l’AI washing è un problema reale per chi cerca aziende che beneficino realmente delle potenzialità dell’intelligenza artificiale. Oggi si assiste a un forte fraintendimento e abuso del termine AI, con un divario evidente tra l’innovazione tecnologica sbandierata e i ricavi effettivi generati”. Cohen ha poi aggiunto che l’approccio deve privilegiare società con forte esposizione reale all’utilizzo dell’AI, con il sostegno di modelli di business solidi, tecnologie avanzate, management adeguato e trasparenza nella condivisione dei fattori chiave che stanno alla base delle imprese.