In concomitanza con il World Economic Forum di Davos, IBM Policy Lab, in collaborazione con Axios ha presentato un nuovo whitepaper dal titolo “Opportunities for Technology Companies in the Fight Against Climate Change”, nel quale si evidenzia come le imprese del settore privato e in particolare quelle del settore tech possano lavorare in accordo e collaborazione con i governi per combattere il cambiamento climatico.
Un lavoro che parte da una premessa ben sintetizzata da Gary Cohn, Vice Presidente di IBM: “La lotta al cambiamento climatico richiede la collaborazione tra leader del settore, esperti e responsabili politici e le aziende tecnologiche sono in una posizione unica per fare la differenza. Dobbiamo essere in grado di misurare il problema nella sua totalità per iniziare ad affrontarlo con il potere della tecnologia”.
Indice degli argomenti
Un cambio di visione importante: l’industria non più antagonista
Perché se è vero che alcuni degli ostacoli alla decarbonizzazione sono di natura economica e politica, altri sono più pragmatici e dipendono da una insufficiente visibilità e comprensione sulle attività commerciali o sulle supply chain e da una scarsa capacità di sfruttare tecnologie più efficienti.
Pensare che la lotta al cambiamento climatico sia sola responsabilità dei politici e che il compito delle imprese sia semplicemente quello adeguarsi alle regolamentazioni significa considerare l’industria come antagonista nella lotta contro il cambiamento climatico. Una visione miope: i responsabili politici non saranno in grado di realizzare un’economia a zero emissioni di carbonio attraverso la sola regolamentazione.
Serve un’azione di concerto
L’industria può cogliere l’opportunità, sfruttando meglio i dati e la tecnologia, amministrando al meglio il proprio impatto con benefici sia dal punto di vista dell’amministrazione delle risorse, sia dal punto di vista del ritorno economico e della competitività.
Il ruolo delle aziende del comparto Tech
L’assunto di partenza è chiaro: non si può gestire ciò che non si può misurare.
Per questo, disporre di dati – e di buoni dati – sull’impatto ambientale, a partire da quelli relativi alle emissioni di gas serra, è fondamentale sia per le aziende, sia per i responsabili politici, per capire dove intervenire.
Si parla tuttavia di enormi quantità di dati che richiedono importanti sforzi non solo per la raccolta, ma anche per l’integrazione e l’analisi.
E qui proprio le aziende del comparto tecnologico possono intervenire, fornendo potenti piattaforme di reporting e analisi che aiutano le imprese a fornire dati trasparenti, verificabili e di alta qualità utilizzabili dalle autorità di regolamentazione, dagli investitori e dagli stessi ricercatori impegnati nella lotta al cambiamento climatico.
Un utilizzo diffuso di queste piattaforme, si legge nel paper di IBM Policy Lab, potrebbe consentire ai governi di sviluppare una visione olistica della situazione, mappando le emissioni di interi Paesi o regioni.
È chiaro che i dati da soli non bastano per fare la differenza nella lotta contro il cambiamento climatico. È importante che gli stessi dati siano poi messi al servizio di un’azione concreta di miglioramento delle proprie operation. Ed è anche in questo passaggio cruciale che il contributo delle aziende del comparto tech si fa essenziale.
Aiutando le organizzazioni in una trasformazione data driven, è possibile incrementare l’utilizzo di strumenti di analisi e di automazione, e, dunque, migliorare l’efficienza delle operation riducendone costi e impatto.
Tutto questo, si sottolinea nel paper, non va a solo ed esclusivo vantaggio delle realtà di più grandi dimensioni.
La stessa IBM ha reso recentemente disponibile il proprio IBM Sustainability Accelerator, nel quale cloud ibrido e intelligenza artificiale sono utilizzati in progetti a supporto di popolazioni vulnerabili a minacce ambientali.
Il ruolo di tecnologie nuove, come il Quantum Computing
Ma lo sguardo di IBM si allarga anche al futuro: la transizione verso una economia carbon-free avrà anche bisogno di tecnologie nuove e anche nascenti, che avranno potenziale e capacità per ridurre o persino rimuovere la quantità di gas serra.
E di nuovo le aziende tecnologiche hanno accesso a risorse e talenti scientifici e tecnologici senza pari e possono farne buon uso perseguendo ambiziosi programmi di ricerca e sviluppo incentrati sul clima.
Nella visione di IBM, ad esempio, molti ostacoli allo sviluppo di tecnologie che possono migliorare l’efficienza e supportare la decarbonizzazione sono di natura computazionale: i ricercatori semplicemente non possono eseguire i calcoli di cui hanno bisogno con i computer esistenti.
Qui entra in gioco l’attività svolta da IBM nell’ambito dei computer quantistici, incluso il suo Quantum Network, una rete internazionale di oltre 210 aziende, università, laboratori e startup, e incluso Osprey, il processore quantistico più potente, presentato alla fine dello scorso anno.
I progressi nell’informatica quantistica sono fondamentali per risolvere sfide informatiche estremamente complesse che potrebbero sbloccare progressi significativi nella lotta contro il cambiamento climatico.
Condividere la conoscenza
Analogamente è fondamentale che i ricercatori possano aver accesso a tutta la conoscenza e a tutte le informazioni disponibili per poter condurre il proprio lavoro.
Ed è su questo aspetto che sta lavorando IBM Research, creando una vera e propria knowledge base in cloud, utilizzando l’elaborazione del linguaggio naturale per estrarre informazioni da milioni di documenti di ricerca e brevetti, che possono aiutare i ricercatori a perseguire la ricerca e lo sviluppo in modo più efficace e strategico.
Casi d’uso: da Envizi a Maximo
Il paper riporta anche una serie di esempi, nei quali le tecnologie di IBM sono già al servizio di azioni o iniziative destinate alla riduzione dell’impatto ambientale.
Come Envizi ESG Suite, adottata dalla società elettronica canadese Celestica, che consente di automatizzare la raccolta e il consolidamento di oltre 500 tipi di dati e supporta framework di reporting ESG riconosciuti a livello internazionale, per fornire costantemente informazioni trasparenti e verificabili, trasformabili in insight predittivi.
La suite integra una serie di moduli software che supportano il monitoraggio, l’analisi, la gestione e il reporting continui della domanda di energia, del consumo e delle emissioni associate.
O come Maximo Application Suite, adottata dalla azienda di infrastrutture danese Sund&Bælt, per migliorare le velocizzare le ispezioni su infrastrutture critiche come ponti o viadotti.
Maximo Application Suite è in grado di consolidare i dati provenienti da fonti disparate come registri di manutenzione, documenti di progettazione, fotografie di droni e modellazione 3D per identificare rapidamente crepe, corrosione e altri segni di integrità dell’infrastruttura.Report
Questo significa non solo ridurre il tempo e i costi associati alle ispezioni, ma potenzialmente estendere la durata di vita utile delle infrastrutture, con evidenti benefici in termini di riduzione delle emissioni.
E per chiudere con il calcolo quantistico, Mercedes-Benz lo sta utilizzando per velocizzare lo sviluppo di tecnologie per le batterie ad alta densità energetica per i veicoli elettrici, simulando dunque le proprietà e i comportamenti delle molecole.
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